Cetara, modifiche al Put per cementificare in vincolo paesaggistico. La denuncia di Italia Nostra Salerno e Club per l’Unesco di Amalfi sui nuovi alloggi.

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Cambiare il Piano Urbanistico Territoriale di Cetara per costruire 43 mila metri cubi di alloggi in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico. E’ questo l’indirizzo dell’amministrazione comunale del sindaco Fortunato Della Monica, che ha già avviato l’iter. A denunciare quanto sta accadendo senza troppi clamori nel comune della Costiera amalfitana, sono le associazioni Italia Nostra Salerno e il Club per l’Unesco di Amalfi, dopo aver esaminato la documentazione acquisita che ricostruisce i passaggi destinati a modificare il Put (L.R. n.35/97) per superare i vincoli normativi che tutelano paesaggio e ambiente. Con le modifiche richieste allo strumento di pianificazione territoriale, si intende costruire in 3 aree, a ridosso del centro storico e a Fuenti, dei cosiddetti “alloggi sociali” (in controtendenza al netto calo demografico) nonché un Centro di Raccolta rifiuti e una Stazione dei Carabinieri.

L’iter per la cementificazione è partito nel giugno 2019 quando l’amministrazione comunale, già dotata di Puc ancora fresco di approvazione, dà un primo incarico a uno studio di Architettura di Salerno (al costo di 10.000 euro oltre oneri fiscali) per fare una “ricognizione delle aree del territorio comunale dove dislocare un’area di espansione urbana (3C) per l’insediamento di edilizia residenziale sociale non caratterizzate da livelli di pericolosità”.

Poiché queste aree – dichiara Raffaella Di Leo, presidente di Italia Nostra Salernosono invece oggetto di vincolo paesaggistico che comporta l’inedificabilità assoluta, a questo punto si danno indicazioni per avviare la modifica del PUC, ma soprattutto la variazione del PUT regionale visto che il vincolo nasce proprio dallo strumento normativo sovraordinato a cui i piani comunali sono tenuti ad adeguarsi”.

Così a febbraio 2020 viene approvata dalla Giunta comunale una relazione tecnica (approntata da professionisti esterni) che individua 4 aree per realizzare un volume edificabile complessivo di ben 43.000 metri cubi, cioè due volte e mezzo la dimensione dell’intervento previsto nel PUC di mc. 17.500.

Le 4 aree indicate si riducono poi a 3 e sono localizzate una a ridosso del centro storico di Cetara (in zona territoriale “1 a” del Put, di tutela ambientale di primo grado), e  due nella frazione Fuenti (in aree classificata 1B, di tutela naturale di 2 grado), quindi aree in cui è assolutamente vietata dal PUT vigente la nuova edificazione. Il percorso adottato per ‘forzare’ il vincolo è lo strumento dell’Accordo di Programma. E così, insieme al programma di alloggi sociali, viene proposto un altro Accordo di Programma per due opere pubbliche: un Centro di Raccolta rifiuti e una ‘Stazione dei Carabinieri’; tuttavia solo quest’ultimo progetto viene “comunicato” con enfasi alla stampa, facendo quasi immaginare l’imminente trasferimento della stazione dei carabinieri da Vietri sul Mare a Cetara.

L’amministrazione conferisce così, sempre allo stesso Studio associato di Salerno, la redazione di due studi preliminari di Accordo di programma: per gli alloggi sociali e per le opere pubbliche (Centro di Raccolta rifiuti e Stazione dei Carabinieri).

La Giunta comunale approva il nuovo Accordo di Programma nel cuore della scorsa estate, esattamente il 3 agosto 2020, svolgendo una conferenza preliminare di servizi, e un’altra decisoria (il 23 novembre 2020), nella più assoluta discrezione. Ma l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, concede solo il nulla osta per gli alloggi sociali mentre non ritiene ammissibili “la realizzazione delle opere pubbliche del centro di raccolta e l’intervento di ristrutturazione con incremento di volume edilizio dell’impianto sportivo destinato ad accogliere la Stazione dei Carabinieri, perché ubicate in zone a Rischio elevato (R3) e Pericolosità elevata (P3)”.

Anche il Parco regionale dei Monti Lattari, per due dei tre interventi proposti per l’edilizia residenziale ha evidenziato che “ricadono in zona B del Parco e, per i punti 2 e 3 delle norme di salvaguardia vigenti in quella zona non sono consentiti interventi di nuova edificazione e, pertanto, gli stessi non risultano essere compatibili con le vigenti norme”. A loro si aggiunge la Soprintendenza di Salerno, che rilascia una valutazione complessa diversa dalle mani libere chieste dal comune.

L’amministrazione comunale di Cetara però non demorde e con una delibera di Giunta (n. 22 del 18.2.2021) invece conferisce un altro incarico per la redazione di una progettazione riguardanti le aree in frazione Fuenti (Zona B del Parco dei Monti Lattari) che erano già da ritenersi escluse con l’acquisizione del parere negativo dell’Ente Parco.

L’amministrazione sembra andare avanti – denuncia il Club per l’Unesco di Amalfi – senza considerare che anche l’intervento sull’unica zona non esplicitamente ‘bocciata’, quella che ricade in zona 1a del PUT regionale (tutela dell’Ambiente Naturale di primo grado), a ben leggere il parere rilasciato dalla Soprintendenza di Salerno, non può essere considerata edificabile secondo il progetto comunale: non riusciamo a pensare ad un Ente di tutela che autorizzi uno sfregio al paesaggio in una delle residue zone a verde a ridosso del centro storico”.

La cementificazione programmata appare inoltre illogica, considerato che Cetara ha perso negli ultimi anni circa 400 residenti (a fine 2020 gli abitanti superano di poco le 2.000 unità) a fronte di previsioni del PUC che li stimano in almeno 2400 unità per giustificare un eventuale intervento di nuova edilizia.

Spera forse il sindaco Della Monica – alla vigilia delle elezioni amministrative – nella “distrazione” della Regione Campania per vedersi autorizzare la modifica del PUT, con una legge regionale che ne smentisce un’altra? Se non esistono ragioni demografiche sufficienti a giustificare il progetto, quali logiche stanno dietro a questa traumatica cementificazione nel cuore della Costa d’Amalfi Patrimonio dell’Umanità’? Inoltre, perché si continuano a spendere preziose risorse comunali (altri 25.000 euro per l’ultima progettazione prevista, che si aggiungono ai 10 mila già spesi) solo per redigere progetti che non potranno essere realizzati in considerazione di tutti i vincoli esistenti?