a cura di Alfonso Angrisani esperto in relazioni sindacali
Attraverso il presente articolo, non si intende assolutamente sfociare in proclami e promesse che sono state consumate in questi anni da parte di alcune associazioni di categoria e da parte di alcuni politicanti di diversa estrazione politica, si precisa altresì che il contenuto non è finalizzato agli addetti ai lavori, ma risulta alla portata di tutti ed ha un valore meramente esortativo.
Quando sfogliamo vecchie fotografie in bianco e nero, spesso troviamo le botteghe che animavano i nostri quartieri , alcuni decenni fa era facile trovare la latteria, la merceria, la polleria, la drogheria, i coloniali, il piccolo negozio di casalinghi, parliamo di esercizi commerciali che caratterizzavano la realtà economica di un piccolo borgo e che rappresentavano un reticolato umano di rapporti e di emozioni.
La realtà commerciale italiana fino ad alcuni anni fa era caratterizzata da queste piccole medie imprese che componevano il settanta per cento del commercio Italiano.
A partire dagli anni novanta con la nascita della grande distribuzione, e con l’introduzione di nuove gabelle, oltre al susseguirsi di crisi economiche che si sono verificate in questi anni che hanno ridotto drasticamente i consumi, a causa di questi fattori il settore del commercio è uscito stritolato, la piccola impresa ha chiuso i battenti.
L’assenza di una vera politica di rilancio su scala nazionale,nonché l’adozione di provvedimenti precari che attuati da diversi enti locali, hanno messo in un angolino il piccolo commerciante di quartiere che, nonostante le avversità riesce ad essere gentile e diventa punto di riferimento per tante persone.
In questi anni interi borghi che una volta erano animati, in breve lasso di tempo si sono trasformati in frazioni dormitorio, questo fattore sta determinando un ulteriore spopolamento di interi centri della penisola italiana.
Mentre chiudono le piccole botteghe il proliferare di centri commerciali nelle diverse aree della città ha cambiato il modo di fare acquisti.
E’ facile trovare le saracinesche abbassate, ed è facile trovare quelle strade o quel borgo che ci ricorda gli anni verdi della nostra vita, senza vita, con qualche esercizio commerciale obsoleto.
Questo argomento viene spesso discusso da giornalisti economici, da economisti di fama nazionale nei varie tavole rotonde e convegni, oltre ad auspicare una tassazione meno esosa, ed un vero piano di rilancio manca una scelta di campo che dia un vero impulso ad un settore che si trova quasi al capezzale.
Molti anni fa, in una determinata città meridionale, mentre imperversava una spietata lotta dal clan avversi, e mentre intere strade apparivano vuote, una risposta di legalità e di sviluppo veniva data direttamente dai commercianti che si attrezzavano con varie iniziative a rilanciare il settore del commercio.
Il principio sopra indicato può essere applicato in diverse strade delle nostre città, una programmazione vera di iniziative e di appuntamenti, una rete di aiuto e di supporto di vari esercizi commerciali, una azione integrata con gli uffici preposti, con le associazioni di categoria con le parrocchie, con i comitati di quartiere, con le altre associazioni territoriali può almeno dare impulso ad incrementare non solo gli acquisti ma un mondo diverso di vivere il quartiere.
I piccoli esercizi commerciali per anni hanno dato sostentamento a molte famiglie, ed hanno dato una opportunità lavorativa e di vita a molte persone che non trovavano un lavoro subordinato sia nel settore privato che pubblico.