Centrale del Latte di Salerno ai privati: si o no?

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centraledellattedi Gerardo Sano

La recente decisione dell’amministrazione comunale di Salerno di procedere alla vendita ai privati della Centrale del Latte di Salerno sta  riproponendo il dibattito sulla presenza  degli Enti Locali nella proprietà e nella gestione delle attività economiche. Le contrapposizioni determinatesi  nel Consiglio comunale di Salerno, fra favorevoli e contrari  all’alienazione del  bene,  sono state riproposte  nelle piazze attraverso la raccolta di firme in calce ad  una petizione contraria alla privatizzazione  promossa dal Movimento Cinque Stelle e dall’associazione politica culturale la Nostra Libertà, che fa riferimento al consigliere comunale Antonio Cammarota. 

Il dibattito sul ruolo degli Enti Locali nella governance di attività economiche pure, come lo è una fabbrica di  trasformazione del latte, è al centro del confronto politico da decenni.  Il problema ha attraversato tutte le aree politiche fin dall’avvio delle dismissioni  delle imprese  pubbliche con conseguente abolizione delle  partecipazioni statali degli anni ottanta o delle privatizzazioni di grandi gruppi monopolistici  avvenute agli  inizi degli anni novanta. 

Quasi tutti  i partiti politici, da destra a sinistra, hanno convenuto  sull’eccessiva presenza ed ingerenza della politica   in troppe branche delle attività economiche della nazione. Una  presenza invasiva dello Stato centrale, che ancora oggi possiede importanti partecipazioni o è addirittura azionista unico in aziende di primaria importanza economica, e degli Enti locali  spesso proprietari di attività economiche pure.  I Comuni, poi sono detentori, quasi esclusivi  di attività nella gestione dei   servizi pubblici locali , quali trasporti , energia , credito,  attraverso società  partecipate o controllate. E’ di questi mesi  tutta la polemica sul ruolo degli Enti locali nel controllo delle banche, attraverso le Fondazioni, ultima in ordine di tempo, quella  sul controllo del  Monte dei Paschi di Siena.  

Se in teoria  tutte le forze politiche concordano sulla necessità di fare un passo indietro, al momento del dunque,  come dimostra proprio lo  specifico dell’alienazione  della Centrale del Latte di Salerno riportano il tutto  nel novero della querelle locali. Succede,  come nel caso di Salerno,  che saltino le classiche divisioni , rimescolando le categorie storiche della politica.  Ritornando al caso della privatizzazione della Centrale del Latte,  nel Consiglio Comunale più che emergere una posizione   netta fra favorevoli e contrari,  ci si è confrontati  sull’obbligatorietà  o meno di dover procedere alla vendita, perché la legge nazionale  imporrebbe la fuoriuscita  dei comuni dalla proprietà e gestione di attività economiche. 

Sarebbe stato preferibile, che invece di  trincerarsi dietro obblighi o meno,  determinati dalla legislazione vigente, le forze politiche avessero avuto il coraggio di pronunciarsi  sull’opportunità o meno della presenza degli enti locali nella gestione di attività economiche manifatturiere o di trasformazione.   Che i comuni o lo Stato possano ancora pensare a trasformare il latte o a produrre i panettoni e le conserve di pomodoro, come avveniva negli anni ottanta,  è fuori dal tempo.  Altra cosa è la difesa dei beni comuni come l’acqua, o la presenza del pubblico in settori e servizi  essenziali,  quali la sanità o i trasporti. 

Premesso che tutte le opinioni sono legittime, credo che l’ottica con la quale bisognerebbe  affrontare il tema della vendita ai privati della Centrale del Latte, dovrebbe essere quella di intendersi  una volta per tutte sul  ruolo dello Stato e dei Comuni nei prossimi anni. Le Istituzioni dovranno avere un ruolo di regolatore, o continuare ad essere,  come è purtroppo successo troppo spesso in questi decenni ,  gestori, spesso  in maniera monopolistica,  di importanti settori economici della nostra nazione.  La decisione di vendere  o meno ai privati della Centrale del Latte di Salerno, dovrebbe attendere a questo quadro generale , e non alle necessità contingenti  di far cassa, anche perché non sempre gli asset  economici dei comuni godono di buona salute come nel caso della Centrale del Latte di Salerno.

GERARDO SANO