I dati riportati da “Il Sole-24Ore”, che cita il report di Gerardo Paterna sul franchising immobiliare sono impietosi. Nei primi 10 mesi del 2014 hanno chiuso i battenti 575 agenzie immobiliari aderenti a catene di franchising, in termini percentuali il 12,5%.
In calo tutti i grandi gruppi, da Tecnocasa (che copre il 49,89% delle attività in franchising), a Gabetti (11,38%) a Gruppo Toscano (4,85%), a crescere sono invece le realtà indipendenti e le collaborazioni tra professionisti.
Continua dunque un trend negativo iniziato ormai nel 2010.
Il motivo principale della chiusura delle agenzie immobiliari in franchising è l’insostenibilità nel lungo periodo dei costi fissi legati al franchising stesso, l’affiliazione. Costi che poi diventano improponibili di fronte ai servizi che vengono effettivamente erogati all’affiliato, che arriva alla decisione di chiudere il rapporto di franchising e lavorare in proprio.
Infatti il mercato dell’intermediazione immobiliare rimane comunque in fermento, fermento testimoniato dalla ricerca di nuove forme associative e collaborative tra professionisti del settore.
Sotto questo punto di vista vengono usati in maniera innovativa i social networks.
In questo modo vengono valorizzati i know-how professionali creando sinergie e riducendo significativamente i costi fissi.
Le grandi agenzie devono quindi ripensare il tipo di rapporto di franchising, che punti più sulla rete distributiva che sulla rete agenziale, e che valorizzi le performance dell’affiliato, e puntare anche su alleanze con altri gruppi per abbattere i costi fissi.
Infine, la tendenza tra gli agenti è quella del Multiple Listing Service (MLS), ossia la la condivisione e la pubblicizzazione delle liste degli immobili, al fine di consentire un’ampia collaborazione fra le parti a favore sia delle agenzie sia dei clienti, un esempio di successo è il portale Casa.it.
PIETRO PIZZOLLA