“E’ assolutamente necessario un intervento a tutela delle imprese da questa pericolosa deriva che presenta una evidente componente speculativa, in special modo per quanto riguarda il caro bollette. Bene il credito d’imposta, ma non è sufficiente. Pur consapevoli che questa sarebbe stata una campagna difficile non immaginavamo di arrivare a queste proporzioni. Le nostre produzioni si concentrano in 45/60 giorni e questi aumenti così repentini hanno un’influenza specifica non programmabile nella stagionalità breve che ci contraddistingue. Questa situazione è impossibile da sostenere soprattutto se si considerano le evidenti difficoltà che avremo nel trasferire questi aumenti alla grande distribuzione”.
E’ quanto scrive, in una nota, Giovanni De Angelis, direttore Generale di Anicav, l’associazione delle industrie conserviere Inoltre, come se non bastasse, si legge sempre in una nota dell’Anicav “si aggiungono a peggiorare un quadro già pieno di difficoltà” le scelte della controparte agricola nel bacino del centro-sud”.
“Quello che sta accadendo nel bacino centro-sud ci lascia davvero attoniti. – dichiara Marco Serafini, presidente di Anicav – Siamo costretti a subire le pressioni del mondo agricolo che, nonostante l’elevato prezzo medio della materia prima riconosciuto, con incrementi senza pari nella storia della nostra filiera, continua ad avanzare ingiustificate ed immotivate richieste di ulteriori aumenti che stanno mettendo a rischio l’intero comparto alimentando una spirale inflazionistica a tutto danno del consumatore finale. Non si riesce davvero a comprendere perché nel Nord Italia si possa rispettare per il pomodoro tondo il contratto a 108euro/ton, malgrado la gravissima siccità che ha colpito quella zona, mentre al sud, nonostante un prezzo medio di riferimento di 130euro/ton, si continua imperterriti a chiedere ulteriori aumenti di giorno in giorno! Tutto ciò non è accettabile!”. (ANSA).