I ricordi del Comandante alla guida di una nave in quarantena e le emozioni dell’uomo di mare sono state al centro del primo giorno del Capodanno Bizantino. L’intervista a Gennaro Arma, nell’attesa dell’investitura di oggi alle ore 19.00, è stata occasione per fare piena conoscenza del Magister di Civiltà Amalfitana 2020.
“È un onore essere nominato Magister nel segno di una così grande storia” le prime parole del Comandante all’avvio dell’intervista condotta dalla giornalista Concita De Luca. Una storia che è stata ben illustrata dell’introduzione del Presidente Onorario del Centro di Cultura e Storia Amalfitana Giuseppe Gargano, che durante il suo intervento su “Amalfi e l’Etica del Mare” ha sottolineato: “ In quei giorni, quando il Comandante Arma ha così ben agito a Yokohama, ha messo in pratica i principi sanciti secoli fa da Amalfi con la Tabula de Amalpha”. Il primo statuto marittimo che ha unito in un solo codice gran parte del Mediterraneo in epoca Medioevale.
Nell’edizione del Capodanno Bizantino il cui tema è il Mare, l’intervista al Magister ha messo in luce quale sia il rapporto con esso. Arma, ha raccontato: “ Non voglio entrare in un discorso politico. Per me il mare un enorme specchio d’acqua che copre il 71% del pianeta che unisce e non divide.”. Da qui il racconto di cosa è accaduto il Giappone: “ Sono stati giorni lunghi, complicati, non avevamo un manuale per una situazione fino ad allora mai vista, abbiamo fatto gruppo di fronte alla situazione e l’abbiamo affrontata. L’equipaggio fa la nave e io sono grato a tutti i 1100 uomini e donne dell’equipaggio, senza di loro non sarei qui”. E poi “ Il comandante non è un superuomo, la divisa non fa di noi superereoi, in un momento di crisi viene fuori quello che sei e i valori che ti hanno condotto fin lì”.
Alcuni aneddoti hanno reso l’immagine della vita di bordo della Diamond Pricess, ancorata in quarantena a Yokohama: “ Abbiamo inventato il Fresh Air Program. Nel pensare alle difficoltà che i passeggeri stavano affrontando, abbiamo realizzato che alcuni di loro erano nelle cabine interne, senza oblò né balcone. Da qui abbiamo pensato ad un protocollo, con uscite lungo percorsi contengentati, distanziati. Era importante per il morale. Così come è stato importante festeggiare il San Valentino, con i fiori e i cioccolatini in cabina, erano tutte iniziative perchè ci fosse la forza di affrontare ogni giorno”.
Accanto al Capitano Arma è poi emerso l’uomo Gennaro, che alla domanda su come fosse essere lontano dalla famiglia in una tale situazione mondiale, ha ricordato: “ Sono fortunato ad avere a fianco una donna forte come mia moglie, capace di gestire la sua emergenza senza far mancare il supporto. Le parole della famiglia sono state importanti: ero quello che doveva confortare e supportare tutti, era importante che la sera loro ci fossero”. E alla domanda su quale fosse il suo sogno da bambino ha risposto: “ Mia mamma guardava Love Boat e io sognavo di essere un giorno su una nave. Ho spesso sognato di essere capitano, nelle nostre zone abbiamo una forte tradizione, dopo l’Istituto Nautico si è avverato”.
Alla fine dell’intervista, l’omaggio rituale consegnato al Magister dal Sindaco di Amalfi Daniele Milano e dall’Assessore alla Cultura Enza Cobalto è stato nel segno del tema del Capodanno Bizantino e della storia: una riproduzione su carta a mano di Amalfi delle Tabule de Amalpha. La consegna, si è unita al saluto del sindaco che ha dichiarato: “ Oggi paghiamo pegno alla nostra tradizione e per la prima volta nominiamo Magister un uomo di mare, un grande comandante. Sentiamo Meta di Sorrento come un territorio congiunto al Ducato Marinaro.” E poi la promessa strappata ad Arma: “ Il Magister prende la città sotto la sua ala. In questi giorni Lia Rumma è ad Amalfi con una mostra nel solco di quanto di grande fu fatto all’Arsenale con Amalfi ’68. Ci aspettiamo dal Comandante Arma di riprendere quella storia di mare in maniera attiva ed attenta ”.
La prima promessa del Magister, in attesa di pronunciare oggi alle 19.00 la formula di accettazione dell’investitura nella cappella palatina di San Salvatore de’ Birecto.