Cantina&Cultura, Ciro Romano mercoledì 22

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Continuano gli appuntamenti di Cantina&Cultura, il format pensato da Cantina Verace (via Antonio Maria De Luca 4, Salerno) per unire cultura ed enogastronomia nel solco della valorizzazione del nostro territorio.

Il 22 gennaio,alle 19, sarà la volta di Ciro Romano con “Volevo solo giocare a ping pong” (Caffèorchidea). In dialogo con Monica Coscioni.

Volevo solo giocare a ping pong è una raccolta di racconti legati allo sport ed alla musica in epoca di Guerra Fredda. Il libro delinea i contorni di vicende talvolta influenzate dal contesto sociopolitico, talaltra esse stesse determinanti al corso della storia. Il titolo è tratto da un’espressione del protagonista del film Forrest Gump, che a sua volta si interseca alle vicende della Diplomazia del ping pong. Alle quali è dedicato un capitolo che, attraverso riferimenti cinematografici e musicali, sviluppa la storia dei due pongisti che hanno salvato il mondo. Il libro parte dalle prime olimpiadi della Guerra Fredda (Helsinki ’52), che già conoscono un significativo momento di fibrillazione sugli spalti, attraverso lo sfrontato intervento della pacifista Barbara Rotraut, e scorre attraverso le manifestazioni e gli sportivi che hanno scandito gli anni del secondo dopoguerra. I rivoli sotterranei, attraverso i quali i due blocchi si dividono ed incontrano, vengono percorsi da personaggi non sempre noti al grande pubblico. È il caso del giovane Franco Gemma: la cui mano, protagonista del sorteggio che butta fuori dai Mondiali di Svizzera la Spagna, è al centro del capitolo sullo spareggio al quale le Furie Rosse arrivano per l’ingerenza di Mosca sull’Ungheria. Quei Mondiali, peraltro, rimettono sul mappamondo la Germania Ovest e porteranno alla rivolta di Budapest, trattata nel capitolo che racconta della piscina di Melbourne ’54, sporca del sangue di Ervin Zador. Ci sono momenti in cui le manifestazioni vengono condizionate dalle crisi politiche internazionali ed interne ai paesi ospitanti: è il caso della Germania Ovest del biennio ‘72/74. In un capitolo s’intreccia l’attentato di Monaco alla reazione israeliana, consumata anche nella Roma che sta incubando la Lazio delle pistole. Nel successivo, si evidenzia l’impatto sui Mondiali del ’74 del terrorismo della Baader-Mainhoff. Il libro prova a delineare l’evolversi dei costumi, attraverso le vicende di sportivi meno noti ma non per questo scarne di significato. La Cecoslovacchia della Primavera di Praga mortifica la ginnasta plurimedagliata Věra Čáslavská. L’Unione Sovietica prima favorisce poi tarpa le ali di Vasilis Hatzipanagis, scappato dalla Grecia dei Generali e poi tornato nella natìa Salonicco, dove scrive pagine di gloria per l’Īraklīs, la squadra degli eterni perdenti. La Germania Est perseguita Lutz Eigendorf, cui Mielke dedica uno spietato dossier dopo che la stella della Dinamo Berlino salta il Muro: lo uccideranno nei giorni in cui Christiane Effe è negli USA a pubblicizzare il libro e vi sdogana 99 Luftballons, canzone simbolo delle picconate dell’89. La Securitate spezza le mani a Duckadam, nella Romania di Ceaușescu raccontata attraverso gli occhi delle Brigate Gialloblu, al seguito del Verona a Bucarest nell’87.

Il 29 gennaio alle 19, ospite d’eccezione, in dialogo con Barbara Cangiano, sarà Mattia Pastori, bartender di fama internazionale e uno dei punti di riferimento della mixology italiana. Dopo 25 anni di esperienza nel mondo del bar, tra cui diverse esperienze nell’hotellerie di lusso tra cui Park Hyatt, Armani Hotel e Mandarin Oriental, 10 anni nell’ambito consulenziale e 5 nella formazione, Mattia Pastori ha fondato nel 2019 Nonsolococktails, agenzia italiana di servizi integrati nel mondo del beverage con un focus specifico nella mixology. A ottobre 2024 pubblica il suo primo libro “Il Figlio del Bar” (Tecniche nuove), la storia di un bambino che diventerà uno dei più influenti bartender della mixologia italiana. La sua ricetta di vita, metà testa, metà cuore. Il suo sguardo mentre scopre il mondo del bar e poi quello dei cocktail, cresce fra sfide, scoperte di ingredienti, possibilità di abbinamenti e abitudini diverse, ottimismo, momenti bui, bagni d’umiltà e una caduta importante. Da lì solo una nuova rinascita è possibile con una scelta che metta insieme tutto quello che ha imparato. La sua condivisione, scanzonata e serena, getta flash di luce sui bar di paese che furono, sui locali di lusso, sulla fatica e la passione. Offre ricette di cocktail classici, con schede da staccare, di cocktail signature, foto strepitose e nozioni da manuale, servite a bordo pagina.