Le 5 neoplasie più frequenti nel 2017 nella popolazione sono quelle del colon-retto (53.000 nuovi casi), seno (51.000, in crescita solo nelle fasce di età dove si è avuto un ampliamento dello screening, cioè fra i 45-49 anni e nelle over 70), polmone (41.800), prostata (34.800) e vescica (27.000). E si conferma, anche dal Rapporto 2017, un’Italia a due velocità.
“Emerge una forte difformità tra il numero di nuovi casi registrati al Nord rispetto al Centro e Sud sia negli uomini che nelle donne – spiega la prof.ssa Lucia Mangone, presidente AIRTUM -. In particolare, al Nord ci si ammala di più rispetto al Sud. Il tasso d’incidenza tra gli uomini è più basso dell’8% al Centro e del 17% al Sud/Isole rispetto al Nord e per le donne del 5% e del 18%. Alla base di queste differenze vi sono fattori protettivi che ancora persistono al Sud, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni (abitudine al fumo, inquinamento ambientale ecc). Per contro, al Sud si sopravvive di meno: nelle regioni meridionali, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si è osservata la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, colon-retto e cervice uterina”.
“Nel mondo il ruolo delle infezioni croniche è considerato responsabile del 16% di tutte le neoplasie – afferma la dott.ssa Gori -. Per l’Europa questa stima è pari al 7%, simile a quanto evidenziato per l’Italia (8,5%). Nel nostro Paese è stato calcolato che, tra i tumori dovuti a agenti infettivi, l’Helicobacter pylori è causa del 42%, il virus dell’epatite B e C del 35%, il virus del papilloma umano (HPV) del 20%. Nel complesso quasi 4.400 casi ogni anno sono riconducibili all’HPV, ma oggi è disponibile un’arma fondamentale per combatterlo, la vaccinazione. In Italia è offerta gratuitamente e attivamente alle dodicenni in ogni Regione dal 2007-2008. Inoltre, tra le vaccinazioni previste nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza e nel Piano nazionale Vaccini 2017-2019 ora vi è anche quella contro l’HPV nei maschi undicenni”.
“I cittadini devono essere sensibilizzati sull’importanza di aderire alle campagne di prevenzione – conclude Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione Aiom -. Lo dimostrano i risultati ottenuti grazie all’estensione del programma di screening colorettale, quello più recentemente implementato in Italia. A livello nazionale fino al 2005 le esperienze di screening colorettale erano sporadiche, ma in seguito hanno avuto ampia diffusione. L’incremento è stato notevole, passando da una copertura di poco più del 10% nel 2005 a quasi il 75% nel 2015. L’efficacia di questi programmi è tanto maggiore quanto più elevata è l’adesione all’invito. Il dato del 2015 non è, però, del tutto soddisfacente: complessivamente solo il 43% degli invitati ha aderito, con notevoli differenze fra Nord (53%), Centro (36%) e Sud (25%). Serve ancora molto impegno su questo fronte”. (AskaNews)