Anche il mercato del caffè sta assumendo le sembianze dei mercati delle commodities, il prezzo della varietà robusta ha toccato nei giorni scorsi a Londra prezzi siderali, i più alti dal 2012, arrivando a 2.238 $ per tonnellata.
L’impennata dei prezzi della robusta ha contagiato anche il mercato dell’arabica (la variante più pregiata) e tutto ciò si è naturalmente ripercosso sul prezzo finale della tazzina al bar, come fa notare anche Il Sole 24 Ore, in numerosi essercizi c’è stato un aumento medio di 10 centesimi.
Il problema però non è solo quello della speculazione, come avviene nel caso delle commodities (cioè merce non deperibile a breve termine, di facile stoccaggio, per la quale il prezzo viene determinato dalla quantità che viene immessa sul mercato, problema che si presenta ad esempio con i mangimi destinati agli allevamenti dei bovini da latte), tanto che a volte vengono immessi sul mercato strumenti finanziari derivati legati al mercato di questi beni. Nel caso della coffe robusta, come fa notare sempre Il Sole 24 Ore esiste anche un problema di calo di produzione, nel 2017 ci si attende un calo del 6% della produzione di robusta, dovuto anche a fenomeni climatici, come ad esempio l’abbondanza di piogge in Vietnam (che è il principale produttore di robusta), così come quello della siccità in Brasile (il principale produttore di arabica).
Tutto ciò si ripercuoterà sul prezzo della robusta (aumentato del 40% nel 2016) che giocoforza si ripercuoterà anche sull’arabica.