di Antonia Crescente
Un inizio di anno migliore delle aspettative per l’economia europea che vede una crescita moderata nel primo trimestre del 2023, grazie al calo dei prezzi dell’energia e ad un mercato del lavoro che rimane solido. Per l’economia italiana la crescita attesa per quest’anno sarà dell’1,2%, il che significa un più 0,4 rispetto alle previsioni di febbraio.
Per il 2024 le stime vedono una crescita più contenuta, dell’1,1%, e le ragioni di questo rallentamento, spiega Gentiloni, sono dettate dal fatto che alcuni aspetti di politica espansiva del Governo in carica non sono ancora ben definiti e per questo non sono stati considerati da Bruxelles.
In base alle previsioni della Commissione europea nel 2023 l’Italia avrà la crescita più elevata tra le tre maggiori economie europee e la sfida di proseguire questa fase espansiva, che ha portato l’economia italiana a crescere del 12% negli ultimi tre anni, richiede un impegno costante, prudenza nelle politiche di bilancio e un pieno utilizzo dei fondi messi in campo dall’unione europea con il PNRR.
Grazie a una rapida diversificazione dell’approvvigionamento e a un considerevole calo dei consumi di gas, l’Europa è riuscita a contenere la crisi energetica, limitando l’impatto negativo della guerra in Ucraina sull’economia del vecchio Continente. Il calo dei prezzi dell’energia ha ridotto i costi di produzione delle imprese e le bollette energetiche dei consumatori, ma i consumi sono destinati a rimanere ancora contenuti, dato che la crescita delle retribuzioni resta al di sotto dell’inflazione.
I timori di una recessione sembrano al momento lontani, ma l’incertezza economica permane; nuove difficoltà per l’economia mondiale potrebbero sorgere a causa delle tensioni geopolitiche e delle turbolenze del settore bancario. Inoltre, se da un lato l’inflazione complessiva si sta riducendo rapidamente, l’inflazione core, quella che esclude le componenti dell’energia e degli alimenti non lavorati, resta alta.
L’esigenza di contenere ancora l’inflazione per limitarne l’impatto sul potere di acquisto dei consumatori fa sì che le politiche monetarie rimangano restrittive ancora per un po’. Ma una politica monetaria restrittiva significa anche tassi di interesse più alti e che, quindi, il credito sarà più costoso e meno accessibile, rallentando la crescita degli investimenti, in particolare quelli nell’edilizia residenziale.