Con il referendum del 23 Giugno 2016, la Gran Bretagna ha votato per l’uscita dall’Unione Europea: un referendum molto contestato, e che ha avuto forti ripercussioni sull’economia a livello globale. Infatti, alla Gran Bretagna, seppur membro dell’UE, erano state concessi differenti vantaggi a livello economico e politico (primo fra tutti la possibilità di tenere la sterlina). Il risultato della vittoria del “Leave” ha spiazzato tutti, soprattutto gli altri governi dei paesi membri dell’UE. Ma alla fine, è stato proprio il “Leave” a vincere, con un totale di 51.9% di voti a favore.
Le ripercussioni, sia in ambito politico che finanziario, non si sono fatte aspettare. Il giorno dopo l’esito della votazione, vi è stato un vero e proprio crollo nella valutazione della sterlina nel mercato forex: sterlina che ha perso circa il 10% del suo valore. Il cambio euro sterlina ha aperto la sessione di venerdì 24 Giugno 2016 al valore di 0.764 ed ha chiuso la giornata a 0.809, toccando un massimo di 0.831. Anche nei confronti del dollaro la sterlina ha perso molti punti, arrivando addirittura a toccare i minimi dal 1985, recuperano poi intorno al valore di 1.3732 (i minimi raggiunti nel 2009).
Brexit e le Borse: conseguenze nelle borse europee ed internazionali
Le conseguenze non si sono viste sono nel cambio euro sterlina nel forex, ma anche in tutte le borse internazionali. Oltre ad un deprezzamento del 10% della sterlina, quasi tutte le borse hanno chiuso la sessione in negativo. Come si evince dall’analisi di valorezioni.com, Wall street ha chiuso la giornata di venerdì 24 Giugno 2016 in rosso, con la peggior performance dal 2011: il Nasdaq ha ceduto il 4.12%, mentre il Dow Jones ha chiuso a -3.39%. Anche dall’altra parte dell’oceano le cose non sono andate per niente bene: in Giappone il Nikkei ha perso 7.92%, registrando il negativo peggiore da dopo l’incidente di Fukushima, mentre in Cina l’Hang Seng ha chiuso a -2.92%. Contemporaneamente, un altro bene rifugio come l’oro, ha subito un forte rialzo del 4.4%.
Se si guarda all’Europa, ci si ritrova davanti ad una compilation di performance tutte negative. Parigi ha chiuso a -7.9%, Francoforte a -6.7%, Madrid a -12.2% e la nostra Milano a -12.48%. Incredibilmente Londra è risultata essere la borsa europea che ha meglio “attutito “il colpo della Brexit, perdendo solamente il 2.76%. Per quanto riguarda la borsa italiana, la perdita di 12.48% in una sola sessione si è dimostrata essere il peggior tonfo storico mai registrato. Infatti, i titoli italiani hanno fortemente risentito delle conseguenze del Brexit, specialmente il comparto bancario, sempre agli onori della cronaca a causa del problema “crediti deteriorati”.
Investire nelle banche italiane è la peggior mossa da fare in questo periodo (o forse da un paio d’anni), basta dare una rapida occhiata ai titoli relativi al comparto bancario italiano: Unicredit e Intesa San Paolo perdono oltre il 20%, Bpm segna un rosso da -22.78%, la quotazione Banco Popolare perde un -23.30%, Mediobanca -21.22%, Bper -23.31%, Ubi -20.69%, e Montepaschi – 16.43%. Tra gli altri titoli azionari con le peggiori performance possiamo trovare Unipol con -18.58%, Mediaset -17.17%, Generali -16.77%, Telecom Italia -16.62%: insomma, una giornata da dimenticare per gli azionisti italiani.
Adesso i riflettori sono puntati ad i futuri accordi e negoziati che dovranno prender luogo tra l’Europa e la Gran Bretagna. Molto differenti le visioni delle due parti, con la Gran Bretagna, che tramite il suo nuovo Primo Ministro Theresa May, ha fatto sapere che i negoziati non inizieranno se non prima di fine anno; dall’altra ci sono i vari governi europei, per niente contenti della decisione della Gran Bretagna, che vogliono sistemare questa situazione al più presto (per evitare ripercussioni sulla stabilità politica ed economica dell’Unione Europea). Finché gli accordi non inizieranno, non dovrebbero esserci ulteriori ripercussioni sui mercati azionari; ma appena si incomincerà a discutere, bisognerà fare molta attenzione alle decisioni prese, che potrebbero stravolgere anche i mercati finanziari.