Barbuti, giovedì 29 consegna Premio Natella a Beatrice Fazi

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Giovedì 29 agosto 2024, alle ore 21.15, in largo Santa Maria dei Barbuti, nel centro storico di Salerno, per la XXXIX edizione della rassegna estiva di teatro “Barbuti Festival”, ci sarà la consegna del Premio Peppe Natella all’attrice Beatrice Fazi, che andrà in scena in “Cinque donne del Sud”, scritto e diretto da Francesca Zanni e prodotto da Trebisonda produzioni (ingresso 15 euro).

Prima di andare in scena, nella serata di gala condotta da Paolo Romano e Gilda Ricci, Beatrice Fazi riceverà il Premio Natella, intitolato all’ideatore e organizzatore della storica rassegna dei Barbuti. Il riconoscimento, una scultura originale del maestro ceramista Nello Ferrigno. Quest’anno ci sarà una novità, si tratta infatti di una scultura al femminile “La longobarda”, un’amazzone che cavalca un purosangue, a sottolineare il ruolo delle donne nella storia. Il Premio sarà consegnato da Chiara Natella, che continua con grande impegno l’opera del padre. Il Premio Natella è tributato ogni anno ad una personalità del mondo dello spettacolo che ha intrecciato il suo percorso con la storica rassegna dei Barbuti. Nell’albo d’oro figurano personalità del calibro di Michele Placido, Massimo Venturiello, Peppe Barra, Anna Mazzamauro, solo per citare alcuni nomi.

LO SPETTACOLO

Cinque generazioni di donne di una famiglia italiana del Mezzogiorno. Cinque madri, cinque figlie, cinque personaggi per un’unica attrice che dà voce e corpo a cinque caratteri diversi, dal 1887 fino ai giorni nostri. Queste cinque donne ci portano per mano attraverso guerre mondiali e grandi rivoluzioni sociali, mentre affrontano delusioni e coltivano speranze, passando dalla vita contadina a quella iper-connessa, avanzando verso un futuro che cambia e che le cambia. Ci raccontano non solo la storia di cinque generazioni di una famiglia, ma rappresentano anche simbolicamente la movimentata storia dell’Italia dall’unificazione politica alla fine del XIX secolo e, soprattutto, incarnano la storia di emancipazione delle donne. L’evoluzione di questa famiglia matriarcale attraversa generazioni e continenti, dal profondo Sud Italia che usciva appena dal brigantaggio all’America di Woodstock e della controcultura, dai primi movimenti femministi al vuoto di valori degli anni Novanta del Novecento, fino al ritorno in una madrepatria profondamente cambiata. Con un tono sempre in bilico tra leggerezza e commozione e uno sguardo ironico su chi siamo stati e chi diventeremo, queste donne ci raccontano come è cambiata la nostra società negli ultimi cento anni: la coppia, il matrimonio, i rapporti tra genitori e figli, le contraddizioni, i successi e i fallimenti. Ognuna di loro, attraverso il racconto della sua storia personale, ci fa conoscere anche un pezzo di storia del nostro Paese. I loro destini sono plasmati dalle fasi storiche decisive della storia italiana moderna. Le loro conquiste le abbiamo vissute, le loro paure sono le nostre, la loro forza ci appartiene.

Le cinque donne abitano una scena fatta di proiezioni, in cui le foto e i video rendono tangibile lo scorrere del tempo, ricordando atmosfere, volti e avvenimenti che fanno parte della memoria storica di tutti noi. Ogni donna ne partorisce un’altra, pescando da un grande baule – unico elemento scenico -abiti e oggetti che ricreano di volta in volta l’epoca in cui le donne vivono. Nel passaggio generazionale la lingua parlata si evolve, si modifica, si contamina, proponendo uno spaccato della storia linguistica italiana vista dal basso, attraverso l’uso di diversi dialetti, incarnazione del conflitto tra Nord e Sud e tra madre e figlia. Anche la colonna sonora attraversa tutto il secolo, dalla musica popolare di fine Ottocento fino al rap. Nel finale, il dialogo tra di loro fa emergere i frutti della lunga lotta per il riconoscimento e l’autodeterminazione della donna. Queste cinque donne non si capiscono, ma in fondo si assomigliano. E scopriranno che, per ritrovare la propria identità, il luogo da cui si fugge diventa quello in cui è necessario tornare. Perché le nostre radici sono importanti, anche quando vogliamo dimenticarle.

BEATRICE FAZI.

Nata a Salerno nel 1972, vive a Roma dal 1990. Attrice di teatro, di cinema e di televisione, è nota soprattutto per aver partecipato a ben quattro edizioni della fiction Un medico in famiglia nel ruolo di Melina, la cameriera pasticciona, cugina di Cettina. In teatro ha lavorato fin dall’età di 14 anni con maestri del calibro di Gigi Proietti. Nel 1993, ha fondato insieme ad alcuni amici il mitico “Locale” di vicolo del Fico 3, che per molti anni è stato luogo di incontro per musicisti e attori che oggi sono tra i più noti protagonisti del panorama italiano. La carriera televisiva comincia come conduttrice di un contenitore pomeridiano per bambini, Big!, in diretta su Rai Uno. Ha poi partecipato a vari programmi d’intrattenimento. La sua prima fiction è Lui e Lei con Vittoria Belvedere. A gennaio 2012 partecipa a una nuova fiction in cui è protagonista con Lando Buzzanca dal titolo Il Restauratore. Accanto a Pierfrancesco Favino ha recitato nel film per il cinema di Francesco Apolloni La verità, vi prego, sull’amore. In teatro ha recitato di recente nella commedia dal titolo Vattene Amore, scritta e diretta da Antonio Antonelli. Dal febbraio 2014 è stata in tournée con un’altra esilarante commedia, Ti posso spiegare, accanto a Michele La Ginestra e diretta da Roberto Marafante.  Ha scritto il libro autobiografico “Un cuore nuovo”, in cui racconta la sua conversione. Edito da Piemme Mondadori, il testo è stato pubblicato nel giugno 2015 e ristampato nell’edizione Pickwick a fine marzo 2017. Conduce il programma Beati voi, in onda sul canale nazionale TV2000. Dal 2023 interpreta Isabella Veneziani nella soap opera di Rai 3 Un posto al sole. Ha quattro figli.

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