Motore del credito fermo, con i rubinetti chiusi e boom di sofferenze nei bilanci delle banche: negli ultimi 12 mesi, da giugno 2013 a giugno 2014, sono calati di oltre 20 miliardi i finanziamenti a imprese e famiglie, mentre le rate non pagate sono cresciute del 23% arrivando a oltre 170 miliardi di euro, in aumento di 32,1 miliardi. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (121 miliardi). Le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 32 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari 14 miliardi. Superano il tetto dei 2 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle onlus, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono all’11,9% dei prestiti bancari, in aumento rispetto al 9,5% di un anno fa. Alla fine del 2010 le so fferenze ammontavano a 77,8 miliardi: tre anni e mezzo, quindi, sono più che raddoppiate. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito del Centro studi Unimpresa, secondo cui nell’ultimo anno le banche hanno tagliato i finanziamenti al settore privato per complessivi 20,3 miliardi (-1,41%).
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 138,1 miliardi di giugno 2013 ai 170,3 miliardi di giugno 2014 (+23,2%) in aumento di 32,1 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 94,07 miliardi a 121,1 (+29,70%) in aumento di 27,3 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 29,9 miliardi a 32,6 miliardi (+9,12%) in salita di 2,7 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,8 miliardi da 12,3 miliardi a 14,1 miliardi (+14,88%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,8 a 2,3 miliardi (+29,55%) con 546 milioni in più.
Sofferenze più che raddoppiate in poco più di tre anni, ora valgono l’11,9% dei prestiti
A giugno 2013 le sofferenze corrispondevano al 9,55% dei prestiti bancari (1.446,4 miliardi), percentuale salita all’11,94% a giugno scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano a 1.426,08 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in tre anni e mezzo, da dicembre 2010 a giugno 2014, sono passate da 77,8 miliardi a 170,3 miliardi in salita di 93 miliardi (+120%). A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di quasi 2 miliardi al mese. Da giugno 2013 a giugno 2014, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 20,3 miliardi di euro passando da 1.446,4 miliardi a 1.426,08 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-7,6 miliardi) sia le imprese (-12,7 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, dell’1,41% nell’ultimo anno. Critico il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 8,8 miliardi (-2,80%) da 317,4 miliardi a 308,5 miliardi, quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 3,4 miliardi (-2,72%) da 126,4 miliardi a 123,01 miliardi, mentre quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) sono rimasti sostanzialmente stabili, in leggero calo di 437 milioni (-0,11%) da 396,3 miliardi a 395,8 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 840,1 miliardi a 827,4 miliardi con una diminuzione di 12,7 miliardi (-1,52%). Analoga, critica situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 1,4 miliardi (-2,36%) da 59,4 miliardi a 57,9 miliardi e meno prestiti personali per 1,7 miliardi (-0,93%) da 182,9 miliardi a 181,2 miliardi. Giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 4,5 miliardi (-1,24%) da 363,9 miliardi a 359,4 miliardi: il mercato immobiliare, così rilevante per il prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire; la contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 606,2 miliardi a 598,6 miliardi con una diminuzione di 7,6 miliardi (-1,26%).
Longobardi: “Mercato credito fermo, fiducia in misure Bce”
“Il mercato del credito è fermo, ma abbiamo fiducia nelle misure recentemente approvate dalla Banca centrale europea. Gli interventi annunciati poche settimane fa sono l’ultima spiaggia per cercare di risolvere una situazione gravissima, con famiglie imprese sempre in maGgiore difficoltà nel pagare le rate dei finanziamenti” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Tuttavia – aggiunge Longobardi – assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche del governo: Unimpresa è in ogni caso pronta a collaborare e a dare voce a oltre 122mila piccole e micro aziende che quotidianamente si battono per tenere in piedi l’economia del Paese”.