Il bambù per bonificare la Terra dei fuochi, la proposta di Coldiretti Salerno.

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bambù-2Piantagioni di bambù per bonificare le terre contaminate della Regione Campania. E’ la proposta lanciata dal presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio, intervenendo al convegno sulle prospettive di coltivazione di bambù gigante in Campania, promosso dal Consorzio Bambù Italia.

“L’idea – spiega Sangiorgio – potrebbe essere quella di piantare bambuseti laddove oggi sorgono discariche o in aree contaminate dove è stata dichiarata la non produzione.

In questo modo, gli agricoltori potrebbero mantenere un’alta redditività dei propri terreni, riconvertendo la propria attività e contribuendo a riqualificare l’ambiente”.

Secondo quanto emerso dall’incontro promosso dal Consorzio Bambù Italia, esperimenti di questo genere si sono già registrati nel Lazio e in alcune ex discariche urbane riconvertite a parco: “L’idea di installare bambuseti in aree marginali o in abbandono – spiega Sangiorgio – potrebbe essere interessante, così da recuperare terreni per la fitodepurazione e la protezione del territorio da frane e dissesti idrogeologici”. Un campo di possibilità che apre nuovi spazi per l’agricoltura, insomma. La coltivazione di bambù rappresenterebbe una valida opportunità capace di riattivare l’economia con nuova occupazione, denitrificare suoli contaminati e assorbire CO2 atmosferico. Due anni fa un’azienda piemontese vinse l’Oscar Green – il premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa per dare spazio all’innovazione nell’agricoltura – grazie alla prima coltivazione di bambù interamente “made in Italy”.

“La coltivazione del bambù è una nuova opportunità per il territorio italiano – fa eco il presidente del Consorzio Bambù Italia Fabrizio Pecci – ma ha bisogno di un progetto solido che valorizzi il crescente numero di bambuseti tramite la raccolta dei prodotti e la conseguente distribuzione sul mercato, creando quindi una vera filiera del bambù made in Italy”. In provincia di Salerno, bambuseti sono già stati impiantati a Macchia di Montecorvino Rovella e Gromola.