La visita ad Auschwitz è stata un’esperienza dirompente. Già alla soglia del cancello con la famigerata scritta “Arbeit macht frei” si sono materializzati anni di studi,film, letteratura su quella che si può definire la più aberrante violenza che un uomo può perpetrare a danno di altri uomini … Il luogo stesso così lontano dai grandi centri abitati,raggiungibile attraverso chilometri di ferrovia appositamente costruita,in mezzo a spazi verdi,foreste, la dice lunga su un piano costruito lucidamente per distruggere una “fetta” di umanità .
Attraversato il cancello,si ci ritrova in mezzo a strutture in mattoni,molto simili tra loro, i blocchi,oggi numerati e divenuti ognuno testimonianza e museo dell’orrore. Volti e nomi diventati numeri … E poi il cortile dell’appello con il gabbiotto dell’ufficiale delle SS, dove si moriva “per un sì o per un no” …, i camini dei forni crematori, il filo spinato che spesso si tentava di attraversare … e tanti “pigiami a righe”…
Ma le cose che più mi hanno colpito, le ho viste nelle sale del “blocco 5” da cui usciva ,come in processione, una comitiva ebraica con addosso un mantello bianco sovrastato da una grande stella di Davide azzurra. La guida intitola questo blocco “Le prove dei crimini” e non a caso … Le sale erano piene di oggetti appartenuti ai prigionieri: montagne di valigie di cartone che forse racchiudevano le poche cose che avevano salvato dai rastrellamenti … ,montagne di occhiali, di ogni forma e foggia, montagne di pennelli da barba, spazzole per scarpe, barattoli di cromatina …; montagne di scarpe, soprattutto di donne e bambini … E mi tornavano alla mente i versi di una famosa poesia di Joyce Lussu “C’è un paio di scarpette rosse”…
E ancora montagne di barattoli che contenevano il veleno per le camere a gas … Ma la cosa più orripilante è stata la montagna di … capelli : sì, proprio capelli! … soprattutto di donne …! Quei capelli, a partire dal 1942,venivano raccolti come materia prima industriale e utilizzati per la produzione di tessuti e di feltro…!
Come risuonavano vere le parole di Primo Levi: …”Considerate se questa è una donna … senza capelli e senza nome … senza più forza di ricordare …”
Auschwitz è il luogo della memoria contro tutti i “negazionismi” della storia e sarebbe utile che i giovani europei conoscessero questa triste realtà per non dimenticare ciò che è stato e tenersi stretta la democrazia, la pace e la libertà!
Maria Rosa Valente