Atrani: decisa la pulizia delle briglie al Torrente Dragone, ma dopo?

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Tanto tuonò che piovve: dopo un’attesa lunga e ricca di spunti polemici, Genio Civile di Salerno e Arcadis comunicano che verranno finalmente ripulite le due briglie a pettine collocate lungo l’alveo del torrente Dragone, su cui non veniva effettuata manutenzione e pulizia dal 3 luglio del 2014.

Sembra così essersi sbloccata la pericolosa situazione di stallo, finita di recente anche nel mirino della Procura, evidenziata in tutte le sedi opportune dal Comune di Atrani e oggetto di interrogazione a risposta scritta da parte di Alberico Gambino, presidente del Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia a Palazzo Santa Lucia.

Sarà l’Arcadis a operare la tanto invocata manutenzione lungo l’asta torrentizia del Dragone, verbalizzando il 17 marzo l’inizio dei lavori finanziato coi fondi di cui all’OCDPC n°38 del 16.01.2013 (art. 1 c. 3, 4, 5). L’ordinanza, lo ricordiamo, è quella che favorisce e regola “il subentro della Regione Campania nelle iniziative per il definitivo superamento dell’emergenza per gli eccezionali eventi atmosferici nei comuni di Atrani e Scala”.

Le risorse impiegate sono in disponibilità Regione-Arcadis, in virtù di una contabilità speciale di fondi stanziati dal Ministero delle Infrastrutture per completare gli interventi.

Tutto prevedibile, insomma, a conferma dell’inutilità della rincorsa alle competenze dei mesi passati. C’era bisogno di innescarla per ricordare alla Regione Campania quale importante responsabilità è chiamata ad assolvere circa il dissesto idrogeologico del territorio regionale?

Il Genio Civile di Salerno, come richiamato nella nota citata, in data 27.01.2016 ha eseguito un “sopralluogo puntuale sul torrente Dragone… accertando che materiale di diversa natura proveniente da monte ha completamente occluso i pettini delle briglie e di conseguenza il bacino retrostante si è totalmente riempito di materiale detritico-lapillo che normalmente defluiva fino a mare.” Concludono i tecnici: “nelle condizioni attuali certamente non assolvono alla propria funzione… e necessitano, quindi di un intervento di rimozione del materiale depositatosi” informando la Regione di ciò che, da mesi, era visibile ad occhio nudo transitando dalla vicina strada provinciale. Alla fine del documento si evidenzia l’opportunità di inserire la manutenzione periodica delle opere di difesa “in un piano di protezione civile al fine di mantenerle in efficienza e assicurarne la funzionalità” allo scopo di non essere costretti ad intervenire, al loro riempimento, in somma urgenza. Un auspicio vago e indefinito che omette di specificare il soggetto principale: piano di protezione civile… di chi?

Eppure basterebbe solo un po’ di concretezza per non ricorrere, ogni volta, alla “somma urgenza”. Basterebbe inserire le briglie del Dragone in un piano di manutenzione ordinaria (la migliore prevenzione possibile!), finanziato ad esempio dalla Regione e magari anche dal Ministero dell’Ambiente. Un piano condiviso, insomma, mirato per fronteggiare il dissesto idrogeologico del territorio regionale, programmato con la destinazione di un finanziamento specifico e di specifico soggetto attuatore, come potrebbe essere la Comunità Montana dei Monti Lattari di cui fanno parte Ravello e Scala.

La Regione Campania ha già fatto in passato qualcosa del genere (delibera di Giunta Regionale n.818 del 30.12.2011 e relativo allegato): all’elenco di interventi “Sistemazione idrogeologica e manutenzione ordinaria/straordinaria del reticolo idrografico” finalizzati a ripristino della funzionalità idraulica e mitigazione del rischio inondazione degli alvei di competenza regionale, segue un finanziamento programmatico di interventi, molto simili a quelli necessari per le briglie del Dragone, e l’individuazione del soggetto attuatore.

Quelle briglie “mal concepite e realizzate” nel 2011 necessitano di pulizia continua, quasi dopo ogni evento piovoso. Un dato ormai chiaro a tutti che, oltre a far rimanere tutti i dubbi sulla reale utilità delle briglie, costringe di fatto a ripensare il criterio della “somma urgenza” in una programmazione sistematica e coerente degli interventi di manutenzione.

Perché se per questa volta verranno ripulite, non vi è nulla di certo rispetto alla prossima “somma urgenza”, invocata troppe volte per rimediare all’assenza di “ordinaria amministrazione”.

Restano da chiarire, dunque, quali saranno le azioni future e in che modo il nuovo corso di Palazzo S. Lucia vorrà indirizzare il proprio impegno concreto per la mitigazione dei rischi da dissesto idrogeologico e uscire finalmente da quegli stati di continua emergenza o “somma urgenza” che, da troppo tempo, hanno sostituito il regime “ordinario” nella gestione della sicurezza del territorio.