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a cura di Francesco Sassano per info sassanof@libero.it
Il dato più inquietante emerso nell’ultima tornata elettorale è stato certamente astensionismo dilagante soprattutto nelle Regioni del Sud con maggiori problematiche sociali. Difatti secondo un report Istat, più alta è la percentuale di famiglie in povertà relativa (standard di una famiglia di due persone con consumi totali uguali o inferiori al consumo medio pro capite), più è alta la percentuale di astensionismo.
Se analizziamo afflusso alle urne in Campania, il dato è disastroso.
Nel comune di Napoli ha votato solo il 49,74% degli aventi diritto, rispetto al 60,52 del 2018. A proposito delle province, YouTrend registra Caserta e Benevento come le zone con minore partecipazione di tutto il territorio campano.
Nel suo apprezzabile intervento su “La Repubblica” lo psicanalista Massimiliano Recalcalti, attribuisce l’astensione soprattutto all’evaporazione della politica tra le nuove generazioni, è come se impegno politico avesse perso ogni slancio ideale nei suoi confronti, intesa come un’idea alta, ideale, nobile e militante.
Eppur vero che la democrazia acquisita a lungo andare porta al disincanto. Ed in un periodo così tragico e ricco di incognite, le masse rabbiose presenti all’interno delle nostre società ipertecnologiche sono portate a pensare che tutto ciò che propriamente non riguardi i propri interessi non abbia alcun valore.
Non a caso è proprio nell’individualismo imperante a trovare terreno fertile la scelta narcisistica del disimpegno – non è un problema mio – ma allo stesso tempo è utile respingere ogni forma di riduzionismo storico per analizzare il fenomeno nella sua complessità.
Ma guardiamo la realtà dei fatti il – disimpegno politico – dovrebbe essere prima di tutto analizzato all’interno delle segreterie di partito. Il voto è un diritto, è vero. Ma è anche un nostro diritto sentirci rappresentati dopo aver votato. Quante volte i partiti hanno disatteso questa nostra aspettativa? Ne sono un esempio lampante: i Referendum cancellati, firme digitali ostacolate, opinione pubblica del tutto ignorata (la maggioranza degli italiani è contraria all’invio di armi in Ucraina).
Come giustamente ha osservato Marco Damilano :<< La campagna elettorale del 2022 sarà ricordata per la povertà dei messaggi. Una campagna elettorale disabitata: di pensieri, leadership, capacità di mobilitazione del Paese >>.
Per sintetizzare, l’attuale fase politica, è caratterizzata da meno voto di appartenenza e più voto di opinione, da meno gruppi ma più sciami così definiti da Bauman: << si radunano e si disperdono a seconda dell’occasione, spinti da cause effimere e attratti da obiettivi mutevoli>>.
Un gruppo non è facile da formare ma si fonda su obiettivi comuni, sull’idea di un sogno di vita e di società, su valori ed idee coerentemente costruite nel tempo.
Per questo sarà compito fondamentale della politica ostacolare questa pericolosa deriva astensionistica, al fine di riavvicinare il demos alla democrazia. Se la politica non aiuterà a sognare, un “mondo migliore” sarà facile cadere nella sfiducia e nel qualunquismo del – tanto sono tutti uguali – .