Passata la sbornia delle dichiarazioni a caldo sul non voto di domenica, è necessario riflettere con serenità e pacatezza sul perché gli italiani hanno iniziato a disertare le urne.
Il dato di domenica, certamente impressionante per le dimensioni, non è isolato e rappresenta la continuazione di una tendenza che si va consolidando.
La gran parte degli osservatori politici, impegnati ad esaltare il falso 40% di Renzi alle europee, non si era reso conto che già allora i voti reali e non quelli percentuali dimostravano la disaffezione dei cittadini italiani verso il voto.
Non a caso cito il caso delle europee, perché in tanti commenti a caldo ci si è soffermati alla superficie del problema.
La disillusione e la rabbia, sottolineata in molti commenti, per i recenti scandali che hanno investito quasi tutte le regioni italiane, non riesce a spiegare del tutto un allontanamento dalle urne senza precedenti.
Un voto, che visto anche le numerose liste in campo ha riguardato quasi esclusivamente gli apparati, i famigliari e qualche clientela.
Se è vero che la reazione di pancia dei cittadini è quella più immediatamente percepibile, è anche vero che esiste anche una spiegazione più profonda e che si è andata sedimentando nel tempo da qualche anno a questa parte: l’idea dell’inutilità del voto, non tanto e non solo per il qualunquistico e ripetuto slogan popolare : “sono tutti uguali e pensano solo ai loro affari”, ma perché vengono avvertite sempre più come insignificanti e non decidenti le istituzioni rappresentative per le quali ci si chiede di esprimere il voto.
La percezione, in particolare nella parte più “avvertita” dei cittadini e che a decidere i destini dei popoli e delle nazioni e le loro politiche economiche e sociali non siano più i consessi liberamente eletti, nazionali od europei, ma istituzioni pubbliche o addirittura private per le quali nessuno ha mai votato a svolgere tale compito, dalla BCE alla Commissione Europea, al FMI.
Queste istituzioni e qualche politico italiano, in primis il Presidente del Consiglio, che sarebbe bene ricordare a qualcuno, nessuno lo ha votato per ricoprire quel ruolo, sembrano addirittura augurarsi una sempre più ampia disaffezione verso le urne dei cittadini.
In tal modo, potrebbero ancora con maggior libertà, con l’avallo ed il consenso di pochi sodali imporre le loro politiche di impoverimento e distruzione dei tessuti economici e sociali di nazioni come l’Italia.
Gerardo Sano