Oggi vogliamo raccontarvi una storia tutta italiana, campana per l’esattezza. Gli ingredienti: amore, salutismo e tradizione, con tanta voglia di portare in giro per il mondo il Bel Paese.
Il protagonista è Antonio Langone gestore della pizzeria “Redenari”. Un artigiano che ce l’ha fatta. Campione del mondo di pizza senza glutine, ha trent’anni e viene da Salerno. In tasca, una laurea in archeologia.
Antonio, la pizzeria “Re denari” ha circa 1 anno , ma ha già riscosso un grande successo di critica e di pubblico. Dove vuoi arrivare?
Mi pongo l’obiettivo di portare la storia e la cultura della mia terra in giro per il mondo attraverso la vera pizza napoletana.
Come hai cominciato questa attività, quali sono stati i tuoi inizi?
Faccio il piazzaiolo da 8 anni, tutto è cominciata ad Atena Lucana in provincia di Salerno dove mio padre realizzò un forno a legna. Da tempo lavoravo nella ristorazione come cameriere e studiavo all’università. Nei fine settimana mi cimentavo a preparare cenette a base di pizza per amici e parenti. La curiosità di innovare ed apprendere tecniche e metodi nuovi ha fatto il resto.
Cos’è per te la vera pizza napoletana?
Mi piace rispondere a questa domanda con una frase che dice spesso il mio maestro Enzo Coccia. “la pizza è un prodotto semplice e popolare”, ma questo non vuol dire per tutti o realizzata con ingredienti di bassa qualità. Io cerco di rivisitare le pizze del passato, utilizzando i prodotti della mia terra, abbinando colori e sapori che meglio si addicono al palato della mia clientela.
Sei stato campione del mondo di pizza senza glutine, quanto è importante questa tematica per te?
Importantissima questa tematica. Io nella mia pizzeria ho un menù appositamente dedicato ai celiaci. Utilizzo un forno a legna a parte, con tutti i condimenti e i prodotti appositamente separati da quelli utilizzati per la pizza classica. Il prodotto piace anche ai non celiaci per il suo gusto differente dalla pizza tradizionale.
Qual è il messaggio principale che cerchi di trasmettere ai tuoi collaboratori e ai tuoi clienti?
Ne parlo sempre con i miei ragazzi. Dò lavoro a circa 20 persone. Dico sempre che il ruolo del pizzaiolo oggi non deve essere relegato al solo lavoro in pizzeria. Il pizzaiolo di oggi deve viaggiare e far conoscere la pizza napoletana nel mondo. E ai miei clienti cerco di far capire che la pizza che erroneamente è stata considerata un cibo veloce “fast food” è in realtà un cibo “slow food” perché c’è dietro un lavoro di ricerca ed innovazione continua. Ci vuole molto tempo per preparare un impasto di qualità con prodotti scelti e il lavoro in team viene sempre curato con grande attenzione.
Giri il mondo con la tua arte. E strada facendo nel nostro viaggio tra pizze, aspirazioni, racconti e passione vera per il tuo lavoro, alla mia domanda su come ti sarebbe piaciuto essere chiamato per raccontare meglio la tua professione – Maestro, artigiano della pizza o semplicemente piazzaiolo – hai risposto che il nome che racconta meglio il tuo mestiere è quello di “Ambasciatore della piazza nel mondo”. Di quali posti nel mondo sei stato protagonista?
Dubai, Abu Dhabi, Philadelphia, San Francisco, Stoccarda, Varsavia, Bratislava, Austria, Parigi, Fuerteventura, Barcellona. Questi sono solo alcuni dei posti dove il mio lavoro di “consulente della pizza napoletana nel mondo” mi ha portato e mi porta.
In cosa consiste questo lavoro?
Grazie all’azienda “Molini Pizzuti” svolgo un attività di formazione continua in Italia e nel mondo. In pratica all’estero entro nella pizzeria e formo tutte le maestranze che ci lavorano. Trasferisco ai pizzaioli del luogo tutti i metodi per realizzare la vera pizza napoletana. Non è solo una formazione pratica, ma c’è anche il racconto della storia e della tradizione italiana. Ecco perché mi sento un ambasciatore della pizza. Ma non solo: della Cultura italiana nel mondo!
Grazie per la piacevole chiacchierata. È stato un viaggio interessante. Ti auguro di portare sempre con orgoglio e con passione la Pizza e l’Italia nel mondo.
Grazie a te. Amare il proprio lavoro è il primo passo per essere vincente. Per me la pizza è uno strumento per raccontare la storia e le tradizioni. In definitiva uno strumento per fare cultura. Sarò sempre orgoglioso di portarla in giro per il mondo.
ENRICO MAROTTA