Si leggono comunicati stampa, che rappresentano scenari ricchi di equivoci e confusione, in materia di mediazione e di sistemi extragiudiziali.
Parole basate sull’equivoco che consentono al cittadino di seguire l’evoluzione delle “liberalizzazioni” in atto, come un danno a loro carico piuttosto che, farli passare come benefici.
La commedia, si apre con un attore che rivolgendosi al Governo dice che: “l’attività di consulenza e di assistenza stragiudiziale (oggi esclusiva) a settori che non danno garanzia di specialità e professionalità, invadendo sfere di competenza dell’avvocatura che erano state giustamente tutelate”.
Un uscita questa quanto mai improvvidenziale afferma il giurista d’impresa dott. Giovanni Pecoraro presidente dell’associazione nazionale per l’arbitrato & la conciliazione dal 1995, perché si vuol far passare un principio che vero non è.
L’attività di consulenza ed assistenza stragiudiziale non ha nulla a che vedere con “l’attività giudiziale” anche se complementare tra di loro. Per esempio in una controversia di malasanità personalmente, preferisco che extragiudizialmente a valutare l’errore e il danno causato alla mia persona sia un medico piuttosto che un altro professionista. Non è un caso che gli organismi di mediazione dell’avvocatura, pur usufruendo di spazi pubblici pagati dai cittadini sono, secondo gli ultimi dati Istat del ministero di Giustizia, all’ultimo posto nella graduatoria degli organismi di mediazione come attività (sic!).
“E’ credibile”, dice Pecoraro, affidare gli istituti di risoluzione alternative delle controversie a chi ne ha sempre parlato male? No! Questo Governo deve abolire le Lobby: non serve togliere ad una lobby per dare quel che si è tolto ad un’altra lobby. Qualsiasi professionista deve poter svolgere in libertà la sua professione senza rendite di posizioni e privilegi particolari. Oggi sta accadendo il contrario, a discapito dei cittadini. Esistono, infatti, ordini professionali non in grado di tutelare i propri iscritti, avanzano pretese di controllo su altri ordini professionali e/o associacione regolamentate e riconosciute a livello nazionale ed europeo. Tutto questo, toglie competitività al Paese e lo rappresenta in sede europea come Paese soggiocato da lobby e da interessi specifici. “Mi vien voglia di dire” – continua Pecoraro- meno male che l’Europa c’è.