L’Unione europea non spende abbastanza fondi di sviluppo regionale (Fesr) per la tutela del patrimonio naturale e quando lo fa non è efficace. Si può riassumere così il quadro emerso dal rapporto della Corte dei Conti Ue sulla spesa di fondi di coesione per contrastare la perdita di biodiversità entro il 2020, come previsto dalla strategia Ue.
“Il Fondo europeo di sviluppo regionale può essere usato dagli Stati membri per finanziare progetti per promuvere la biodiversità e la tutela della natura, ma il suo impiego per questi scopi è stato limitato” spiega Phil Wynn Owen, responsabile del rapporto.
Secondo i dati raccolti a fine 2012, solo lo 0,8% dei Fesr per il periodo 2007-2013 in media è stato speso nei 28 Stati membri a tutela della biodiversità, con l’Italia a quota 0,15% e percentuali ferme allo zero nel caso di Paesi come Gran Bretagna o Svezia, contro il record del 2,38% in Spagna. Secondo la Corte dei Conti Ue, tocca alla Commissione europea fornire gli Stati membri un maggiore sostegno per realizzare specifici piani di tutela e gestione di habitat e specie. Tasto dolente inoltre nella maggior parte dei 32 progetti presi a campione dai controllori Ue è stato quello della carenza di monitoraggio dell’attuazione e dell’impatto degli interventi.
L’assenza di indicatori per valutare lo sviluppo di habitat e specie rende così difficile determinare l’efficacia dei progetti. (ANSA)