“In tempo di condivisioni uso i social per scriverti. Ci ho pensato tanto ed ho scelto questo strumento perché voglio resti traccia, perché sono orgoglioso della Tua amicizia. E mi va di sbandierarla”.
Inizia così una lettera aperta che il giornalista salernitano Gaetano Amatruda ha inviato al regista Ambrogio Crespi. La prossima settimana la Suprema Corte si pronuncerà sul noto regista che è diventato, di fatto, uno dei simboli della lotta alla criminalità.
“Martedì – ricorda il giornalista che ha collaborato con la Commissione regionale Anticamorra della Campania – la Cassazione si pronuncerà sul tuo presunto coinvolgimento con l’ndrangheta. Sono giorni che ci penso, ci sto male perché vivo l’ingiustizia, perché è follia. Vorrei gridare al Mondo intero chi sei, come sei fatto. Vorrei raccontare il padre premuroso, il marito ‘rompiballe’ e attento, il fratello litigioso e carico d’amore, l’amico presente e sensibile”.
“In questi anni – dice Amatruda ripercorrendo i successi e l’impegno del regista – sono stato al Tuo fianco ma non per esprimere una vuota solidarietà o vicinanza, sono stato al Tuo fianco perché mi hai dato la possibilità di raccontare storie straordinarie. Sono stato con Te quando abbiamo pensato ‘Tortora, una ferita italiana’, ho avuto il privilegio di vedere per prima ‘Spes contra Spem’, con ‘Terra Mia’ abbiamo denunciato insieme la ndrangheta e dato voce alle Rivincite dello Stato. Abbiamo acceso, prima di altri, i riflettori sulla ‘Terra dei Fuochi’, poi abbiamo raccontato la speranza a Napoli ed in Campania con la voce dei rapper.
È stato un percorso fantastico, deve continuare”.
“Mi auguro, allora, finisca questo incubo. Me lo auguro, consentimi, non solo per Te ma anche per me e per tutte le storie e le persone che abbiamo intercettato in questi anni.
Io intendo continuare a credere nella Giustizia e per farlo devo attendere la Tua assoluzione.
Confido – scrive il giornalista- nella serenità dei magistrati…ci voglio credere”.
“Non c’è Giustizia in un Paese che ti vede colluso con la criminalità, è pazzia, è la morte del diritto, è un insulto ai simboli della lotta al malaffare. Forza Amico mio…siamo all’ultimo miglio. Ti voglio bene” conclude Amatruda.