Nessuna preoccupazione per le donne salernitane che in questo particolare momento devono partorire presso l’Ospedale di Salerno. A rasserenarle è il dottor Lucio Cipullo, Ginecologo, Dirigente Medico presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliera Ruggi D’Aragona di Salerno che è diventato un punto di riferimento per quanto concerne le nascite in tutta la Provincia di Salerno. “ Abbiamo una struttura dove gli spazi sono ben suddivisi, con percorsi sicuri per le pazienti: adottiamo protocolli condivisi e standardizzati che tutelano sia le pazienti, sia gli operatori dell’ospedale. Siamo pronti a intervenire anche nel caso si verificasse il ricovero inatteso di una donna gravida con sospetta patologia di Covid 19. In ottemperanza alle disposizioni nazionali e alle linee guida regionali la Direzione Sanitaria ha approntato dispositivi di protezione con dei kit appositi per tutti gli operatori del pronto soccorso ostetrico. La paziente con sospetto Covid 19 dovrà seguire un percorso alternativo, sicuro, separato, per evitare il contatto con le altre partorienti: se necessitasse di partorire sarà indirizzata presso i centri di riferimento dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli o quella di Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Solo in caso di impellenza di parto e con sospetto Covid 19 si segue un protocollo diverso, previsto dalle linee guida provenienti da Rotterdam, che prevede: parto naturale (il cesareo è più a rischio trasmissione), taglio immediato del cordone ombelicale, allontanamento e isolamento immediato del bambino perché il virus non si trasmette in maniera verticale, ossia non attraversa la placenta, e quindi non infetta il bambino né durante la gravidanza, né durante il parto, ma può invece trasmettersi in modo orizzontale, ossia attraverso il contatto della mamma con il bambino. Per quanto concerne l’allattamento sono previste due ipotesi: o si sceglie l’allattamento artificiale, che è preferibile, o si sceglie di alimentare il bambino con il latte prodotto dalla madre, raccolto attraverso un tiralatte sterilizzato, e somministrato al bambino da una terza persona. Naturalmente il bambino potrà ricongiungersi alla mamma solo dopo la negativizzazione dei sintomi e dopo l’esecuzione di due tamponi che devono risultare negativi, quindi non prima di un mese. Al momento non sono capitati casi del genere. Abbiamo comunque adottato misure drastiche. Anche nel “Rooming In”, ( il reparto dove i neonati possono trascorrere la loro degenza in compagnia delle mamme), non è possibile far entrare nessuno: neanche il papà del neonato”.
Aniello Palumbo
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