Vi ricordate della Chiesa di Santa Maria dei Barbuti in Vicolo Barbuti nel Centro Storico di Salerno, nei mesi scorsi trasformata inopportunamente in Dormitorio per Senzatetto dalla Caritas Diocesana salernitana con l’autorizzazione del Comune di Salerno?
Durante i Restauri della Chiesa, completati nel 2005, fu scoperto all’interno della muratura perimetrale della Navata, un importante elemento architettonico arabeggiante(immagine 1): un grande Arco a sesto acuto in muratura, che sottende una Gelosìa in stucco, che a sua volta include una Porta(oggi murata e che serviva ad accedere all’antica Sagrestìa della Chiesa stessa) e una Nicchia(però molto probabilmente realizzata in epoca posteriore rispetto alla Gelosìa).
Per comprendere come appariva in origine tale importante elemento architettonico(ma tralasciando il disegno della Nicchia), di esso ho realizzato la Ricostruzione tridimensionale renderizzando 5 punti di vista; di questi, 3 ci fanno vedere la parte frontale che affaccia verso l’interno della Chiesa(immagini 2,3,4), mentre gli altri 2 ci rivelano la parte posteriore che era rivolta verso la Sagrestìa(immagini 5,6).
La Chiesa di S.Maria dei Barbuti fu edificata in un anno imprecisato grazie alla volontà dei coniugi longobardi Dauferio, come testimonia un’Iscrizione posta sulla Facciata principale della Chiesa al di sopra del Portale; visto che la conquista normanna della Salerno longobarda è datata al 1076, e che comunque i nomi longobardi a Salerno dovettero sopravvivere ancora per diversi decenni, se ne deduce che ragionevolmente la fondazione della Chiesa da parte dei Dauferio non va al di là dell’11°secolo. La Gelosìa presente nella Chiesa potrebbe quindi risalire proprio all’11°secolo! E considerando la non perfetta simmetria tra i rombi della parte destra e quelli della parte sinistra, nonchè la non perfetta orizzontalità delle file di rombi, direi che è da esludere che la Gelosìa sia stata realizzata da maestranze arabe, più inclini queste a realizzare opere di grande precisione; le maestranze che la realizzarono si ispirarono comunque a Gelosìe simili che avevano avuto modo di osservare in qualche città del mondo islamico, in particolare nella Sicilia araba, nella Spagna araba, nell’Africa settentrionale, dove oggi la Gelosìa italiana si traduce con i termini di Celosía(lingua spagnola) e Mašrabiya(trascrizione dalla lingua araba).
L’antichissima Gelosìa di S.Maria dei Barbuti trova, sempre nel Centro Storico di Salerno, una nobile erede nella Gelosìa del 18°secolo presente all’interno della Sagrestìa della Chiesa dell’Annunziata in Via Porta Catena(immagine 7); qui però la Gelosìa è in legno, e a includerla è un grande Arco a tutto sesto in muratura.
L’autore della Gelosìa barocca dell’Annunziata ebbe forse modo di visionare la Gelosìa arabeggiante di S.Maria dei Barbuti, e si ispirò ad essa per realizzare la sua Opera? Detto questo, la Gelosìa dei Barbuti – UNICA AL MONDO fino a quando non se ne scoprirà un’altra che è uguale al tempo stesso per antichità, disegno, dimensioni, materiale – potrebbe essere stata concretamente danneggiata durante i lavori di trasformazione della Chiesa in Dormitorio per Senzatetto!
Infatti i lavori effettuati nella Chiesa, senza la supervisione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici e della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici, hanno comportato la costruzione nella Navata di tramezzi divisori e di bagni con relativi impianti idraulici che hanno intaccato le millenarie murature della Chiesa. Sul dove passeggiano, vivono, lavorano i funzionari delle Soprintendenze salernitane per non accorgersi di quello che accade a 50 metri dalle loro sedi Palazzo Ruggi d’Aragona e Palazzo D’Avossa, è un mistero che non è stato ancora svelato, paragonabile al mistero delle sirene avvistate in anni recenti nelle profondità dei mari della Scandinavia e del Nord America. 🙂 Il Centro Storico di Salerno, ma in generale l’intera città, è oggetto di frequenti deturpamenti, ruberìe e demolizioni di beni antichi; nonostante ciò, da quanto è dato sapere, mai nessuno dei responsabili viene perseguito e punito; la mancanza di deterrente è un invito ai barbari a continuare nel loro malcostume.
Va bene poi che la Caritas Diocesana si adoperi per i Senzatetto, ma sarebbe stato un atto di civiltà ospitarli in una struttura moderna e funzionale, al contrario appare come un atto di inciviltà ospitarli all’interno di una sede adattata alla meglio con la possibilità concreta che siano state danneggiate testimonianze rilevanti della Storia e dell’Arte salernitane; già dall’esterno della Chiesa sono visibili i danni causati dalla trasformazione in Dormitorio, ad esempio al posto di un’Epigrafe(risalente alla fondazione della Chiesa) in lingua latina e forse scrittura beneventana situata sotto la soglia d’entrata(vedi immagine 8), oggi si vede una lunga striscia di cemento(vedi immagine 9): insomma nella peggiore delle ipotesi l’Epigrafe è stata scalpellata e ricoperta col cemento, insomma distrutta! C’è da chiedersi quale Direttore dei Lavori dotato di un minimo di cultura ha potuto consentire questo. Scoperto finalmente l’uso improprio della Chiesa e il danno all’Epigrafe, grazie alla segnalazione dei cittadini del Centro Storico, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici ha intimato alla Caritas Diocesana il ripristino dello stato dei luoghi entro 15 mesi. E se allo scadere dei 15 mesi ci si accorge che ad esempio l’Epigrafe(per non parlare del resto della Chiesa e della Gelosìa in particolare) è stata distrutta, come si farà a ripristinarla? Sarà forse sufficiente riscrivere l’Epigrafe con un pennarello nero comprato in cartoleria?
Eppure già nel 2010 inviai una Mail a una delle Soprintendenze salernitane, nella quale riferivo che quell’Epigrafe, riportata alla luce dopo i lavori di ripavimentazione con mattoni rossi di Vicolo Barbuti, non stava bene dove stava, troppo esposta a potenziali atti di vandalismo, era meglio rimuoverla e metterla al sicuro all’interno della Chiesa oppure in un Museo, non ebbi NESSUNA RISPOSTA! Invito le istituzioni salernitane Caritas Diocesana, Curia Arcivescovile, Soprintendenze e Comune di Salerno, ad adoperarsi affinchè Salerno diventi pienamente una Città europea, una Città civile … non solo a parole, perchè è difficile pretendere da tutti i cittadini la civiltà, quando le stesse istituzioni si distinguono per comportamenti che non sono esempi di civiltà.
Massimo La Rocca.