L’undicesima edizione del “Napoli Teatro Festival Italia” diretto da Ruggero Cappuccio, ha ospitato il 26 giugno nel suggestivo atrio del Duomo di Salerno il reading di Alessandro Preziosi, che oltre la lettura da attore poliedrico, ha realmente interpretato i personaggi e le scene teatrali dei brani tratti dal” Moby Dick” di Herman Melville.
In un’altalena di ruoli, tra la voce roca dell’irriducibile capitano Achab a caccia della balena bianca e i toni pacati del marinaio Ismaele, con la drammaturgia di Tommaso Mattei, accompagnata dai live electronics del grandioso Paky De Maio, Alessandro Preziosi, ha incantato il pubblico salernitano, che da giorni ha riempito le prenotazioni di questo evento in un sold-out eccezionale.
Molti gli spettatori rimasti in fila sulla scalinata della cattedrale di S.Matteo ad attendere un posto libero, magicamente spuntato solo per i più fortunati, i quali tenacemente hanno atteso fino alla chiusura del portone.
Poi il buio, illuminato soltanto dalla luna piena che fa capolino tra le bifore del maestoso campanile normanno tra i suoni elettronici di Paky De Maio in un’atmosfera quasi spaziale.
La voce dell’attore, modulata a seconda del personaggio che miscela il Capitano e la sua vittima cetacea in un groviglio di parole echeggiano e rimbalzano in un’acustica perfetta, tra sonorità marine che sembrano rivivere immerse tra parole e immaginazione.
Scritto nel 1851 e pubblicato in Italia per la prima volta nel 1932, grazie alla stupenda traduzione di Cesare Pavese, il libro di Melville diventa tra le mani del musicista e la gestualità dell’interprete uno spettacolo di emozioni.
Quell’epica e infinita lotta dell’uomo contro i suoi mostri è tangibile. La platea, silenziosissima, la vede lì in mezzo al mare schiumoso la balena bianca Moby Dick e vede i fantasmi e la mente del capitano Achab infuriato e accanito che non si da pace.
L’oceano è lì, tangibile, tra le luci e i colori riflessi sulle pareti delle arcate antiche del Duomo, nel quale lo spettatore è coinvolto quasi a sentirne gli spruzzi sul viso e il vento che soffia in un cielo stellato.
L’enorme cetaceo sembra sia lì tra il pubblico, in una suggestione sonora e spirituale, quel nemico che ognuno di noi vorrebbe sconfiggere, simbolo di tutte le paure, le angosce e le ossessioni di una vita. Ma Moby Dick per Preziosi rappresenta un messaggio di speranza per riflettere su quei rari momenti in cui possediamo una visione, dopo la lotta per conservarne il ricordo e trovare la pace interiore. Alessandro Preziosi, che tra i fogli volanti di questo libro immortale, in 90 minuti intensi senza tregua, ha reso reale il fantastico, umano il dolore, sereno il silenzio, su quel veliero ha travolto lo spettatore in un viaggio nell’animo umano, che lo ha salutato con un immenso applauso accorato. E lui, generoso, ha donato al pubblico un ‘ultima lettura prima del saluto finale, scritta da Vinicio Capossela e dedicata al mitico Moby Dick e a quell’assordante colore del bianco.
Infine una promessa alla domanda di una fan “Alessandro ed ora che hai raggiunto vette così alte e affrontato cime tempestose, che ne diresti di realizzare qualcosa per i ragazzi, per il Teatro e i ragazzi, come qualche anno fa iniziasti in questa città per appassionarli al teatro?”.
E lui, l’ attore ancora immerso nel personaggio, dal quale con difficoltà come nel magistrale recente Van Gogh, che lo ha coinvolto particolarmente, non riesce ad uscire, con l’occhio verso l’alto sorride e risponde :”Ci sto!”
Gilda Ricci