Sono più di cinquanta le opere scultoree del maestro Mimmo Paladino, che dal 29 giugno saranno in mostra nei suggestivi spazi dei Giardini e della Cappella di Villa Rufolo e sul piazzale dell’Auditorium “Oscar Niemeyer”, dove sarà possibile ammirare l’ imponente installazione dei venti «Testimoni», scelti per dialogare con l’architettura dell’architetto brasiliano.
La mostra, che avrà luogo fino al 31 ottobre, è curata da Flavio Arensi ed è promossa dalla Fondazione Ravello, in stretta collaborazione con il Direttore Artistico del Ravello Festival, Stefano Valanzuolo.
«Il percorso espositivo – spiega Arensi – prende il via fin dai cancelli della Villa, dove è collocata la grande “Stele” di marmo bianco, una figura schematizzata che accoglie il visitatore e lo invita a concedersi un viaggio fra matematica, musica e sogno. Le opere di Paladino, che sono tutte un equilibrio fra segni, simboli e misteri, denotano da sempre un forte legame con la musica e più in generale con l’armonia vissuta come elemento geometrico. Il visitatore è sollecitato da richiami e rimandi al mondo dell’opera lirica e della musica, vivendo il connubio fra scultura e paesaggio». L’esposizione si snoda lungo i principali luoghi di Villa Rufolo, a cominciare dal giardino all’ombra della Torre maggiore dove l’anello di «Zenith» richiama l’Anello di Wagner. Per i viali e i giardini si potranno così incontrare alcune delle celebri opere del maestro beneventano, ambientate negli scorci più poetici, fra le colonne del chiostro, o raggruppate nell’antica sala da pranzo dove sono sistemate tredici sculture di medio formato. Monumentali, invece, il cavallo «Architettura», «Caduto a ragione», la composizione in ferro rosso «Respiro». Si tratta di una sorta di itinerario nella melodia che in Paladino diviene, appunto, motivo geometrico, slancio simbolico, forma pura.
Particolare rilevanza ha l’installazione dei venti «Testimoni» in pietra sulla piazza dell’Auditorium progettato dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, dove il rapporto che si crea fra le sculture di Paladino e la costruzione è spettacolare, fatto per stravolgere la normale prospettiva del luogo.
Per celebrare il quattrocentesimo anniversario della morte del compositore Carlo Gesualdo, noto come Gesualdo di Venosa (1566-1613), Paladino è stato invitato dal direttore artistico del Ravello Festival, anche ad elaborare alcune opere ad hoc, collocate e presentate in anteprima nella antica cappella della villa. “Un omaggio – spiega Valanzuolo, al più visionario ed innovativo tra i musicisti dell’antichità, reso dall’impeto creativo di Paladino nell’anno in cui, non a caso, il Festival si affida al tema conduttore del Domani”. Un ulteriore approfondimento interpretativo della vicenda umana di Gesualdo prenderà forma grazie alla commissione di un corto che Paladino ha realizzato con l’attore Alessandro Haber, il quale impersonerà il musicista nelle sue ultime ore di vita mentre detta il testamento. «Labyrinthus» – così si intitola il video che sarà proiettato nell’ambito della mostra – si ispira a questo straordinario documento letterario, adattato da Filippo Arriva e arricchito musicalmente da Franco Mussida.
Sempre in Villa, negli spazi del Museo, saranno esposti i quattro manifesti che Paladino ha disegnato per la stagione verdiana del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Riccardi Muti (Nabucco, I due Foscari, Attila e Simon Boccanegra), con alcune varianti grafiche, per un totale di ventiquattro tavole fin qui mai presentati al pubblico.
Nel catalogo della mostra, edito da Arte’m, oltre al testo del curatore Flavio Arensi, sarà riportata una conversazione fra Filippo Arriva e Mimmo Paladino, e uno scritto di Franco Mussida. Il servizio fotografico delle installazioni è stato affidato a Peppe Avallone, mentre Pasquale Palmieri firma gli scatti effettuati sul set cinematografico.