Sarà costruito a Maiori un museo virtuale del sito dell’Abbazia di Santa Maria de Olearia che, attraverso una strumentazione digitale, ne riprodurrà virtualmente, ma fedelmente, tutte le bellezze!” Ad annunciarlo è stata la professoressa Chiara Lambert, Professore Associato di Archeologia Cristiana e Medievale all’Università di Salerno, durante l’incontro organizzato all’Hotel Mediterranea di Salerno dal “Rotary Club Salerno Est” presieduto dal professor Rodolfo Vitolo che ha ricordato l’importante progetto sul Monachesimo, curato dal socio Igino De Giorgi, che il Club rotariano sta portando avanti:” Progetto che ha l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sulla nostra città, di valorizzare il patrimonio medievale del nostro territorio ed anche di far inserire nel patrimonio Unesco alcune nostre realtà culturali”.
La professoressa Lambert ha spiegato che la creazione di un museo virtuale del sito è di fondamentale importanza: “Il sito è poco accessibile, soprattutto a persone di una certa età o portatrici di disabilità, e quindi vorremmo renderlo fruibile al largo pubblico, coinvolgendo anche i giovani”. L’archeologa torinese ha illustrato il sito di Santa Maria de Olearia, la sua collocazione geografica e il divenire di questa fondazione più che millenaria le cui origini vengono ricondotte a due eremiti:” Si chiamavano Giovanni e Pietro ed erano zio e nipote: chiesero al Vescovo di Amalfi Leone di potersi ritirare in questa grotta per poter intraprendere l’esperienza dell’eremitaggio. Precocemente il sito diventò un’Abbazia, relativamente potente, che entrò presto nell’orbita dell’Arcidiocesi di Amalfi”. La professoressa Lambert ha spiegato che il sito è di proprietà dello Stato che lo ha dato in comodato d’uso al Comune di Maiori:” Purtroppo con le leggi di soppressione napoleoniche una parte è stata alienata ed è diventata di proprietà di privati che ne hanno fatto una struttura alberghiera. Oggi si possono visitare tre chiese sovrapposte, molto importanti, che conservano strutture architettoniche scavate e costruite nella roccia; ci sono anche dei cicli pittorici di notevole rilevanza databili intorno all’XI secolo: momento di maggior floridezza dell’Abbazia”. La professoressa Lambert ha iniziato ad occuparsi del sito grazie ad un progetto di alternanza scuola lavoro dell’Istituto Marini Gioia di Amalfi:” Abbiamo costituito un’equipe di esperti di varie discipline: una paleopatologa, un architetto e dei giovani esperti in indagini non invasive che utilizzano georadar, termocamere ed altri strumenti che servono a valutare se sia il caso di intraprendere delle attività di scavo. Ci sono sicuramente alcuni settori che potrebbero essere scavati. Sono iniziate anche delle indagini multispettrali delle pitture murali che fanno vedere, nel visibile e nell’invisibile, cosa c’era prima di ciò che noi vediamo oggi a occhio nudo e le tecniche utilizzate dagli antichi artisti: nella parte inferiore dell’Abbazia, ad esempio, c’è una figura acefala dell’offerente che ha in mano un modellino della chiesa retto su un panno che le indagini hanno rivelato essere di lapislazzuli un materiale prezioso molto usato all’epoca”. La professoressa Marielva Torino, docente di Archeoantropologia all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli ha spiegato che nell’Abbazia ci sono molti dipinti ottocenteschi che rappresentano l’Abbazia, come quelli di Achille Vianelli, del 1837, o di Giacinto Gigante, attraverso i quali si colgono le varie tappe dell’evoluzione del sito e della sua successiva decadenza. La docente napoletana ha spiegato che l’Archeoantropologia è la branca dell’Archeologia che si occupa dell’analisi e del recupero delle ossa umane:” Anche nel sito di Santa Maria de Olearia sono state rinvenute ossa umane ed anche di animali. La presenza di numerose sepolture indica che l’Abbazia sia stata un luogo importante di devozione. Sui resti rimasti stiamo facendo indagini di tutti i tipi, coinvolgendo gli studenti dell’Istituto Marini Gioia, per capire quanto quel sito fosse stato d’importanza fondamentale nella religiosità e nella cultura della Costiera: un lavoro importante per ridare storia alla storia che per molti siti viene spesso dimenticata. Riscoprire le proprie radici è fondamentale!”.
Aniello Palumbo