“È ora di tirare fuori le cosiddette palle e di pensare al nostro territorio, cosa che fino ad ora non abbiamo fatto… il carcere deve restare aperto”. Sono alcuni dei passaggi più forti e significativi della lettera inviata da un detenuto del Carcere di Sala Consilina al sindaco del comune salese, poco dopo la sua chiusura e il conseguente trasferimento dello stesso detenuto. La missiva, protocollata a novembre del 2015, è uno dei documenti che l’amministrazione comunale salese, guidata dal sindaco Francesco Cavallone, ha inserito nella relazione che sta approntando in vista dell’appuntamento del prossimo 30 luglio con i rappresentanti del Ministero della Giustizia e del DAP, che dovrebbe risultare decisivo per le sorti del Carcere valdianese.
“Stiamo lavorando senza sosta da un punto di vista amministrativo –conferma il sindaco Cavallone– per preparare la nostra strategia, ed ovviamente il carteggio con tutta la documentazione. Allo stesso tempo stiamo percorrendo anche la strada politica, che riteniamo molto importante, in particolare perché la situazione delle carceri comporta problematiche non solo nel Vallo di Diano ma anche altrove. Siamo consapevoli -sottolinea il primo cittadino di Sala Consilina- che la nostra struttura penitenziaria avrà bisogno di qualche intervento per essere migliorata. Ma non crediamo assolutamente sia in condizioni peggiori rispetto ad altre strutture carcerarie che continuano a restare aperte”.
Tanto è vero che, consultando in queste ore il carteggio pluriennale che riguarda proprio il Carcere di Sala Consilina, l’amministrazione comunale salese ha rinvenuto una lettera scritta da un detenuto dell’ex Istituto Penitenziario e protocollata il 12 novembre 2015, quindi una settimana dopo che i detenuti erano stati trasferiti. In uno dei passi più significativi della missiva, nella quale si chiede al primo cittadino salese e ai politici del territorio di lottare per l’Istituto Penitenziario, il detenuto scrive “… per essere un Carcere, qui si sta bene”.
“Certo -sottolinea il primo cittadino- può apparire paradossale che un recluso, che vive in una condizione di grande difficoltà, possa affermare che «si sta bene» in un carcere: ma la missiva, firmata e protocollata agli atti del Comune, è scritta a nome anche degli altri detenuti dell’Istituto Penitenziario salese, e testimonia che, al momento della chiusura, le condizioni di vita all’interno del nostro carcere erano buone”. Si tratta senza dubbio di un altro punto che dovrebbe essere tenuto in considerazione dal Ministero di Giustizia, all’interno dell’ampio raggio di tutte le considerazioni poste alla base della richiesta di riapertura del Carcere di Sala Consilina. “Nella lettera inoltre -conclude Cavallone- il detenuto invitava il sindaco e i politici a difendere il territorio, in modo anche «forte»: uno spunto in più, oggi, per essere uniti e combattere tutti per lo stesso obiettivo”.