Le riforme possibili: abolizione delle Regioni.

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di Gerardo Sano

L’approvazione delle legge elettorale alla Camera, al di la delle considerazioni sulla qualità e bontà del cosiddetto Italicum, ha avviato il processo di riforme istituzionali tanto sbandierato da Matteo Renzi.  Altri ed immediati provvedimenti dovrebbero seguire, fra gli altri l’abolizione o la trasformazione del Senato e la revisione del titolo V della Costituzione. 

Quello che sembra però  mancare è  una visione organica e complessiva  di riassetto delle istituzioni nel loro complesso. 

Il rischio, visto anche alcuni  progetti di riforma del Senato che circolano, o il pasticcio della  legge Del Riosull’abolizione delle province,alla quale sarà necessario rimettere immediatamente rimettere mano,è che ancora una volta quello di approvare  riforme monche ed  inefficaci. 

Un vero processo riformatore dovrebbe affrontare il  tema  di ricondurre ad unità i livelli di sovranità che attraversano il nostro paese,  se non si vuole rischiare la completa disgregazione del  tessuto  nazionale che è  già in stato avanzato.

Il policentrismo che caratterizza l’assetto istituzionale del paese è la causa prima delle inefficienze e anche della disaffezione e del disagio crescente della popolazione. 

Lo stritolamento dello Stato nazionale fra le entità sovranazionali e quelle territoriali ha ridotto non solo il peso politico dello stesso ma anche la sua efficienza. Quindi anche alla luce di queste poche considerazioni andrebbe ripensato,  prima di procedere a piccole e forse inutili riforme,  all’assetto complessivo del  nostro Stato. 

Ancor  prima dell’abolizione del Senato andrebbe affrontato il nodo del ruolo delle Regioni.  Se ancora, anche alla luce delle loro performance non certo positive  hanno ancora ragione d’essere.  Andrebbe analizzato e riconsiderato il loro ruolo, dove prevale la gerstione e l’amministrazione ed è del tutto abbandonato il ruolo di programmazione  per certi cui furono istituite.

Attività che per altro potrebbero svolgere meglio le Province,  più vicine  ai problemi del territorio.  Sulla  effettiva efficienza e rilevanza delle Regioni  nel  panorama istituzionale e politico italiano si sono espressi negativamente negli ultimi tempi  anche personalità politiche che pur ricoprono ruoli di governo regionale come il Presidente della  Campania, Stefano Caldoro. 

Il tema delle riforme va affrontato non con logica  emergenziale e di spending rewiew, come è avvenuto per le province, altrimenti si corre il rischio solo di produrre pastrocchi che generano ulteriori costi ed inefficienze invece che risparmi e semplificazioni.