“ SS 45326 – LA GABBIA DI VETRO” LO SPETTACOLO DI CARMEN PIERMATTEO GATTO, ORGANIZZATO DALLA “FONDAZIONE MENNA”AL “TEATRO DELLE ARTI”

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“Anche nelle situazioni estreme gli uomini possono scegliere tra il bene e il male . La resistenza al male è possibile anche da parte dei singoli individui”. Sono le parole che il giudice Mosshe Bejski (interpretato da Andrea Carraro), salvato dal campo di concentramento di Kraków – Płaszów, in Polonia, insieme a tanti altri deportati, dall’imprenditore tedesco Oskar Schindler, rivolge al giudice Moshe Landau, Presidente della Corte di Gerusalemme, (interpretato dal giudice Claudio Tringali) alla fine del processo contro Adolf Eichmann, Tenente Colonnello delle SS, numero 45326, ideatore e pianificatore dei trasporti degli ebrei sui treni merci diretti ai campi di sterminio che, arrestato nel 1960 in Argentina, fu processato nel 1961 a Gerusalemme, in Israele.

Nel buio e nel silenzio della grande sala del “Teatro delle Arti” di Salerno, sono risuonati i nomi dei campi di sterminio nazisti, i tragici nomi di Dakau, di Auswitz e di Matausen; quelli dei capi nazisti: Hitler, Himler, del capo della Gestapo, Goring.   Sul palco, rinchiuso in quella che nella realtà era una gabbia di vetro a prova di proiettile, l’imputato Adolf Eichmann, (interpretato da Riccardo Notari), chiamato a rispondere dello sterminio di sei milioni di Ebrei, davanti alla corte d’Israele, dichiara di essere innocente e di avere solo eseguito gli ordini superiori. Per la prima volta nella storia, una troupe televisiva americana entra nell’aula di un Tribunale e trasmette in tutto il mondo le fasi del processo che ha consentito di far conoscere ciò che è stato l’Olocausto che si tendeva a nascondere e a dimenticare.

 

Il testo storico, scritto dalla professoressa Carmen Piermatteo Gatto, messo in scena con la Regia di Andrea Carraro, è stato recitato con grande professionalità e coinvolgimento emotivo dagli attori dalla compagnia teatrale amatoriale “Arena Historica”. Oltre a Claudio Tringali, Andrea Carraro e Riccardo Notari, gli altri interpreti sono stati: Arnaldo Franco, che interpretava il Pubblico Ministero israeliano Gideon Hausner; i giudici a latere Massimo Musella e Mario Guarino;   Mariella Pasca , la Segretaria di Ben Gurion; Rosanna Belladonna, la moglie del giudice Landau; Francesca Maione, la figlia del giudice Landau, Rebecca; il giornalista italiano Paolo Venturi, interpretato da Marco Notari; l’avvocato difensore è stato Marcello Giani; i tre superstiti dell’Olocausto sono stati interpretati da Paola Ferrari, Luigi Tarabbo e Carlo Vigorito, mentre i tre sionisti erano Andrea Franco, Antonio Carinici, e Lucia Montera Costabile; i testimoni erano : Guglielmo Barela, Michele Di Filippo, Nunzio Di Filippo, Bruno Maione, e Vittorio Salemme che hanno raccontato le varie fasi dello sterminio Tutti si sono calati perfettamente nei rispettivi ruoli: anche il numeroso pubblico ha assistito allo spettacolo in religioso silenzio, quasi come il pubblico che nell’aprile del 1961 fu ammesso nell’aula dove si svolse il processo conclusosi con la condanna a morte per impiccagione di Eichmann in quanto riconosciuto colpevole di crimini contro il popolo ebraico e contro l’umanità. Ironia della sorte anche Eichmann, “nato uomo e divenuto belva” fu cremato. Le sue ceneri, trasportate in un secchio su una motovedetta al largo delle acque territoriali israeliane, furono versate in mare da un ufficiale incaricato. La rappresentazione teatrale si è conclusa con il commovente incontro tra il giudice Bejnski (Carraro) e il giudice Landau (Tringali) che decidono, su proposta di Bejnski, di costruire nel museo dello “Yad Vashem”, a Gerusalemme, il museo della Shoah, un “Giardino dei Giusti”:” Dove ogni albero, simbolo della vita e della speranza, racconti la storia di un giusto” spiega Bejnski. Il giudice Landau ritiene giusta la proposta del suo amico: “Se è necessario conservare la memoria del male è ugualmente necessario ricordare il bene ricevuto. Tutti coloro che, con coraggio, rischiando la propria vita, hanno salvato anche una sola vita umana: i giusti, devono essere ricordati in eterno perché sono solo uomini così che fanno la differenza e che permettono ancora una volta di dire:” Si. Questo è un uomo”.

Alla serata ha partecipato il Sindaco Vincenzo Napoli che, invitato sul palco dalla giornalista Carola Barbato, ha ricordato che i diritti civili non sono negoziabili e che la mattina ha inaugurato, davanti all’Istituto Comprensivo “Gennaro Barra” di Via Lungomare Trieste, il “Giardino dei Giusti dell’Umanità” progettato, con piante di ulivo e di alloro, dal dottor Luciano Mauro, Direttore del “Giardino della Minerva”.Alla fine della serata, organizzata per fini benefici dalla “Fondazione Menna”, presieduta dal dottor Claudio Tringali, in occasione della “Giornata dei Giusti dell’Umanità”, l’artista d’arte contemporanea salernitana Chicca Regalino, ha esposto la sua opera, realizzata durante la rappresentazione teatrale, raffigurante una mano che chiede aiuto, illuminata da una luce simbolo di speranza.

 

Aniello Palumbo