Venerdì sera, la libreria Mondadori ha ospitato la presentazione de ‘La Rivolta di Sapri’ di Franco Maldonato, che la Casa Editrice Licosia ha voluto rieditare a circa 40 anni dall’avvenimento, dopo aver chiesto all’autore di premettere un saggio introduttivo sulle rivolte meridionali che, negli anni ’70, segnarono il passaggio dall’esperienza del centrosinistra a quella della solidarietà nazionale, a cavallo dell’avvio a pieno regime delle regioni, sullo sfondo dello stragismo di destra e dei primi conati del terrorismo di sinistra.
Un passaggio cruciale della vita nazionale, che l’autore – avvocato di professione, ma anche apprezzato scrittore, recentemente insignito del Premio Internazionale Nitti per il romanzo storico ‘Teste mozze’ – ha sintetizzato in una domanda: ‘Perché Battipaglia, Reggio Calabria, l’Aquila, Eboli e Sapri insorgono proprio quando, attraverso l’attuazione dell’autonomia regionalistica, lo Stato si avvicina ai cittadini? ”.
Sia Giuseppe Avigliano, Responsabile Eventi di Mondadori Bookstore, che ha introdotto i lavori, sia il prof. Luigi Rossi, Preside della Facoltà di Scienze Politiche presso l’Ateneo Salernitano, che ha illustrato i contenuti del libro, hanno ritenuto la domanda tremendamente attuale, poiché frattanto la sperequazione tra Nord e Sud si è aggravata, le disuguaglianze si sono approfondite e la sfiducia della gente nei confronti del sistema politico vistosamente allargata. Per Rossi, le condizioni del Mezzogiorno sono allarmanti, il disagio sociale è sempre più ingravescente e i servizi primari – come la Sanità, che costituì la scintilla della insorgenza di Sapri, nel luglio del 1979, o come la Giustizia, con la inopinata revisione delle circoscrizioni giudiziarie e la soppressione dei Tribunali sub-provinciali – sono oggetto di politiche di ridimensionamento destinate a marcare ulteriormente il fossato tra i cittadini e le Istituzioni. Cosicchè, per il cattedratico, è concreto il pericolo che la protesta delle aree più sofferenti del Sud possa trascorrere in manifestazioni di rabbia e di malcontento, come quelle oggetto del volume di Maldonato.
Intervenendo nella discussione, l’autore del libro ha affermato che esiste un nesso inscindibile tra regionalismo, ribellioni popolari e disaffezione elettorale. Non è un caso, secondo Maldonato, che le rivolte meridionali siano legate direttamente all’avvio dell’esperienza regionalistica (come nel caso di Reggio Calabria e dell’Aquila) o indirettamente alle stesse connesse, per la incapacità delle classi dirigenti regionali di assicurare la difesa dei livelli occupazionali (come nel caso di Battipaglia) o il rispetto degli affidamenti della grande imprenditoria sui nuovi insediamenti industriali (Eboli) o la consegna ai cittadini sofferenti di un Ospedale Generale di Zona (Sapri). E, non senza tratteggiare le peculiarità dei fatti di Sapri – soprattutto in relazione al ruolo rivestito dal sacerdote Giovanni Iantorno, capo del Comitato di Lotta – ha osservato che il disincanto dei cittadini e la diserzione elettorale trovano il loro inizio nella delusione generale per il sostanziale fallimento del nuovo livello istituzionale. Dal 1948 al 1979 l’affluenza alle urne si collocava, mediamente, sul 92% del corpo elettorale, mentre dopo il ’79 è andata progressivamente calando fino a scendere al di sotto del 50% sia in Emilia Romagna sia in Sicilia. Ed ha concluso affermando che è arrivato il momento di aprire una riflessione sui risultati del regionalismo, e non solo in relazione alle gravissime responsabilità delle regioni nel dissesto finanziario del Paese (a partire dal buco della spesa sanitaria), ma anche con riferimento all’esercizio della funzione legislativa e delle deleghe amministrative in rilevanti materie di interesse generale, come l’urbanistica e il paesaggio: il ripristino del rapporto fiduciario tra Stato e cittadini comincia anche da qui.