Un confronto ad ampio raggio, quello svoltosi ieri al “Palazzo della Cultura”, nell’Aula Consiliare del Comune di Vallo della Lucania, con il giornalista e scrittore Marco Taradash nell’ambito di Rotary Incontra, i “faccia a faccia” che il Rotary Club Vallo della Lucania-Cilento sta organizzando con cadenza mensile con personalità del mondo del giornalismo e della cultura per dibattare sui grandi temi della politica e dell’attualità.
Ieri, con Marco Taradash, si è parlato di rappresentanza politica, sviluppo economico, ma anche ius soli, giustizia e burocrazia. Sulla rappresentanza, Taradash è stato perentorio: «Tra elettori ed eletti – ha detto – ormai non esiste più alcun tipo di rapporto: inutile quindi, e falso, parlare ancora di una rappresentanza che non c’è più. Sfido un qualsiasi parlamentare ad indicare da chi e dove è stato eletto. La verità è che ormai questa gente risponde solo ai partiti ed ai vari capibastone, non ha più alcun riferimento con il territorio e con i cittadini».
Per il noto giornalista «Questo è un sistema che ha le ore contate: crollerà come è crollata la prima repubblica, schiacciata da un debito pubblico insostenibile cui nessuno ha saputo o voluto mettere mano davvero. Per evitarlo toccherebbe metter mano ad una vera, seria e rigorosa spending review».
Sulle proprie scelte politiche, Taradash ha ammesso: «A Livorno ho votato per Nogarin sindaco perché ero per una svolta radicale nel modo di gestire la città: me ne sono pentito amaramente. Sono degli eteroguidati anche i Cinque Stelle, parlano con il microchip. Sull’alluvione le mancanze politiche ed amministrative, e le conseguenti responsabilità, sono state gravissime: hanno perso la vita otto persone».
Sullo ius soli, il giornalista ha chiarito di essere per una contrarietà distante tanto dalle posizioni di Forza Italia (nelle cui file fu eletto in parlamento nel collegio Cava-Costiera), pure contraria, quanto – ancor di più – da quelle della Lega di Salvini: «Il mio ragionamento – ha spiegato – è diverso: sono dell’avviso che la cittadinanza vada riconosciuta a chi ha una tradizione familiare. Se i genitori non hanno chiesto ed ottenuto la cittadinanza, non vedo perché riconoscerla al nascituro, solo perché è nato in Italia. La strada maestra passa per la tradizione e la storia familiare».
Taradash ha avuto parole molto dure anche per la riforma della scuola. «La Buona Scuola – ha detto – è stato solo un atto di stabilizzazione di precari, di cui nessuno aveva contezza di cosa facessero tra una supplenza e l’altra. Una riforma che non aiuta ad entrare nel mondo del lavoro, ma neppure nel mondo della cultura e del sapere».
Forti critiche anche al progetto Industria 4.0, che secondo Taradash incontrerà – come già sta incontrando – forti ostacoli e resistenze nei tempi della giustizia (il giornalista ha rammentato le sue lunghe battaglie per la semplificazione anche delle leggi e per la separazione delle carriere) e nella burocrazia faraginosa. «Una vera semplificazione – ha detto – nessuno fino ad oggi è stato capace di farla davvero».
Tesi ampiamente condivisa dal presidente del Rotary Club Vallo della Lucania-Cilento, Antonio Lombardi, che dopo aver ringraziato Taradash per aver accolto l’invito, ha ironizzato: «lo Stato promette incentivi economici ad imprese che non potranno fruirne perché non in regola con tasse e dei contributi, a causa dei ritardi della pubblica amministrazione nel pagamento dei lavori eseguiti. Meglio farebbe, lo Stato, a saldare i 60 miliardi di debiti che ancora ha con le imprese, anziché promettere incentivi e contributi di cui in pochi potranno fruire».