Sarà il pianista Andrea Turini ad inaugurare, con le Variazioni Goldberg composte da Johann Sebastian Bach tra il 1741 e il 1743, venerdì 10 novembre, alle ore 19, nell’abituale cornice del Salone dei Marmi di Palazzo di Città, l’ XI edizione del Festival Pianistico Internazionale Piano Solo, promosso dai pianisti Paolo Francese e Sara Cianciullo, ospite del Comune di Salerno, con il contributo della Pisano Ascensori e la collaborazione di Santarpino Pianoforti.
Una sequenza di nove canoni, ciascuno inserito ogni tre variazioni, il tutto tendente verso un climax con tanto di quodlibet finale. E’ questa l’ imponente architettura delle Variazioni Goldberg op.988, resa evidente non certo dal numero di variazioni, ben trenta, di cui è composta l’opera, elemento di importanza secondaria, bensì dal disegno, in un certo senso innovativo per l’epoca, che Bach è riuscito ad infondere ai brani costitutivi. Quella notte a Lipsia, quando l’ambasciatore russo, malato di insonnia, chiede a Bach di riuscire lì dove i medici hanno fallito, ovvero di farlo finalmente dormire, donandogli il balsamo del riposo, il genio tedesco accetta la sfida, come cinque anni prima, a Madrid, aveva fatto Carlo Broschi Farinelli con Filippo IV di Borbone: lì la voce, qui il suono di un cembalo. Sempre, una ninna-nanna per le orecchie di un nobile al quale, l’assenza del sonno sta per far perdere la ragione. Sarà la musica a salvarli, ma il genio non è soltanto un medico.
L’Aria iniziale, così calma, così ordinata, senza apparenti pretese – farà così anche Beethoven con le Variazioni Diabelli – è la chiave d’ingresso alle 30 porte di un labirinto sempre eguale, sempre diverso: 27 volte sol maggiore, 3 volte sol minore. Trentadue brani in tutto: ognuno di questi è suddiviso in 16 o 32 battute ed è diviso in parti uguali, con ritornello, tranne la Variazione 16, composta da 16+32 battute. Il motivo portante delle Variazioni non è una melodia, come ci si aspetterebbe, ma in questo capolavoro bachiano è un elemento più introspettivo, la voce del basso che lega ciascuna variazione all’Aria. Infinite sono le valenze simboliche della complessa struttura architettata da Bach con quest’opera. C’è chi – osserva il critico Gian Mario Benzing – vi intravede i “pianeti” del sistema tolemaico, chi la retorica di Quintiliano, chi un grandioso inno alla Trinità. In ogni caso, non sono musica comune, perché hanno un’aura insieme sacra e pitagorica. Dove ci portano le Goldberg ?Dritti verso il futuro della Musica. Variare poco per cambiare sempre. Di variazione in variazione, la ninna-nanna diventa un’enciclopedia della musica, delle “forme” musicali del Settecento. E lui sa come tirarti dentro, come non farti più uscire, come incantarti. L’esecuzione integrale delle Goldberg – Johann Gottlieb Goldberg era il sonnifero, ovvero il clavicembalista di fiducia del Conte Kyserling, ambasciatore di Sua Maestà di Russia a Berlino, ed è stato lui ad avere il folle piacere di suonarle, di battezzarle, entrando in quella corte, in quelle notti insonni, e soprattutto nella mente di Bach, come farà il nostro Andrea Turina, il quale è riuscito a trasformare una commissione perfino insultante in un prodigio, che oggi ci fa piuttosto felicemente perdere che ritrovare il sonno.