Al terzo giorno Adriano telefonò dall’ospedale, per avere sue notizie. Rispose Olga, perché la sventurata non trovò la forza ed il coraggio necessari per farlo. Nel corso della settimana la cosa si ripetette molte volte, finché Adriano comprese che Valeria non voleva più vederlo. Egli stesso si vergognava del gesto commesso così imprevedibilmente, in un momento sbagliato. Si sentiva come un vigliacco che riconosca la sua pochezza. Ma perché Valeria si era lasciata andare? Lei sempre così resistente, caparbia, intoccabile, che certamente ed ostinatamente si sentiva ancora legata a Marco… Perché? Perché? Perché? Perché era successo? Quale uragano era passato per l’anima di quella infelice? Ed egli le aveva piegato anche l’orgoglio, più di come Marco le aveva piegato la vita. E non sapeva che fare! Chi avrebbe giustificato il suo comportamento? E a che serviva sbraitare, urlare la propria disperazione, se proprio lei, Valeria non rispondeva alle sue invocazioni?
Col suo silenzio e la sua prolungata assenza dall’ospedale voleva fargli intendere il proprio disgusto; voleva chiaramente confondere ed oscurare quell’abbandono dolcissimo che li aveva soggiogati e perduti. Smaniando, esclamava:
«Oh, Valeria! dannazione e delizia dell’anima mia. Per te mi sono maledetto cento volte e cento volte vergognato di me stesso! Perché sei così enigmatica, così dolorosamente chiusa in te stessa? Io ti voglio per sempre; ormai mille demoni mi posseggono! Ti avrò ad ogni costo, dovessi passare sul corpo stesso di Marco!».
Non sapeva Adriano quanto spasimo e quanta disperazione serpeggiassero pei meandri più profondi dell’anima di Valeria, per avergli ceduto in un modo che adesso le pareva, a dir poco, ignobile ed incoerente. Ora non desiderava altro che di essere lasciata in pace da tutti: da Adriano, da Giovannini, da Marco.
Così almanaccava tra sé:
«Non temere, Marco; non verrò neanche a vederti. Ti manderò ogni giorno tuo figlio, se lo vorrai, ma me non mi vedrai più. Hai ottenuto la mia totale distruzione. Tu sei nato per distruggere. Hai distrutto la tua e la mia persona. Ora sarei veramente disposta a morire, se non fosse per il mio piccino».
Aveva tanto pianto che i suoi occhi adesso rimanevano asciutti, quasi ciechi dal gonfiore. La madre si lamentava con Olga e Nina della salute di Valeria:
«Non vuole neanche chiamare un medico. Morirà per quell’uomo sconsiderato; morirà prima di rivederlo!».
(Continua…)