Sabato 22 aprile alle ore 20 presso il Teatro Comunale “S. Alfonso” di Pagani va in scena “Meditationes”, percorsi paralleli tra popolare e colto, quinto appuntamento dell’VIIIa Stagione Concertistica 2016-2017 “State of Mind”dell’Orchestra Filarmonica Campana. In programma musiche di Grieg, Respighi e Bartòk.
Sul podio il direttore ospite il Maestro Pietro Semenzato. Diplomatosi brillantemente in pianoforte e direzione d’orchestra presso i Conservatori di Venezia e Milano, si esibisce regolarmente in vari teatri e sale da concerto in Italia e all’estero come solista, informazioni cameristiche e come direttore d’orchestra. Fra Holbergs tid (Dai tempi di Holberg) del norvegese Edvard Grieg (1843-1907) fu composto per pianoforte nel 1884 e nell’anno successivo fu trascritto per orchestra d’archi; ilbrano segue il modello della suite barocca, articolandosi in una sequenza di danze.
L’opera nasce infatti per celebrare ilbicentenario dalla nascita dello scrittore Ludvig Holberg (1684-1754), padre della letteratura danese, del quale Griegapprezzava in particolare i drammi teatrali. Holberg e Grieg erano tra l’altro entrambi originari della città norvegese di Bergen (Norvegia e Danimarca erano allora unite in un unico regno).
Lo stile settecentesco, cui evidentemente l’autorefa riferimento già nella scelta delle danze, è però “filtrato” dalla sensibilità di Grieg. A differenza delle due precedenti(del 1917 e 1923), la terza suite di Antiche danze e arie per liuto (1931) di Ottorino Respighi (1879-1936) fu composta per sola orchestra d’archi.
La maggiore omogeneità timbrica meglio si presta a evocare la sonorità intima di un liuto;inoltre il ciclo, come indicato dall’autore in partitura, può anche essere eseguito da un quartetto d’archi, omettendo la parte dei contrabbassi. L’interesse per la musica antica e barocca fu molto profondo negli gli autori italiani della cosiddetta “generazione dell’Ottanta”, di cui Respighi fu uno dei massimi rappresentanti; emblematico è ad esempio il frequente riferimento al canto gregoriano e ai modi ecclesiastici. Fortissimo fu l’interesse di Bela Bartók (1881-1945)per l’etnomusicologia, ovvero lo studio della musica popolare; il compositore ungherese compì lunghe ricerche sul campo ascoltando e trascrivendo canti e melodie di luoghi e culture differenti.
Queste tradizioni rappresentarono una vera e propria fonte di ispirazione per la sua musica; i modi e le scale antiche, che ancora echeggiavano in questi brani,costituirono per il compositore una valida alternativa alla tonalità. Del corpus assai nutrito di opere bartokiane ispirate al folklore rumeno ascoltiamo le sette Danze popolari rumene, scritte per pianoforte nel 1915 e trascritte per piccola orchestra nel 1917.
Queste danze, provenienti da differenti regioni della Romania, sono riproposte da Bartók in modo piuttosto fedele e poche differenze si trovano solo nella parte dell’accompagnamento. Molte di queste melodie, come ad esempio Jocul cu bâtă, furono ascoltate da Bartók nell’esecuzione di violinisti zigani. Al contrario fu lo stesso suonatore di furulya (un flauto di origine popolare) a far sentire Brăul e Pe loc al compositore; proprio per questo motivo in questi due brani bartokiani la melodia è affidata a due strumenti a fiato, rispettivamente al clarinetto e all’ottavino.
Le ultime tre danze, tutte di origine violinistica, concludono il ciclo con un vertiginoso crescendo di velocità e virtuosismo. Per informazioni e biglietti rivolgersi al botteghino Teatro S. Alfonso, p.zza S. Alfonso, 1 -Pagani (SA), telefono 3493925763 oppure è disponibile la vendita on line sulla piattaforma www.etes.it.