“Le mie mani non sono più quelle di un tempo ed io stessa non sono più quella di un tempo, ma credo ancora nell’amore”. Lo ha detto, commossa, la professoressa di latino e greco, Dora Cartella, figlia dei vicoli di Napoli, che oggi vive a Roma e che all’età di settant’anni ha scritto un piacevole e struggente libro sull’amore: quello per un uomo incontrato su un treno e quello per la sua città, Napoli:” La Napoli che è rimasta immutata nel tempo, fatta di passato e presente, sogno e realtà, passione e malinconia struggente. Napoli è’ come una modella che posa nuda davanti a un pittore. Offre a ognuno ciò che vuole vedere o leggere nel dipinto. Nel mio libro: “Certissimamentevolmente…Si”, ho voluto mostrare il cuore dei napoletani che secondo me è rimasto intatto. Un cuore passionale. E’ impossibile non vivere la passionalità tra i “vichi ” di Napoli dove tutto è musica. Anche la tristezza. Vicoli che non sono altro che reticoli di vene, di arterie che pulsano, che trasportano linfa vitale al grande cuore che è Napoli”. Nel racconto Dora Cartella si sofferma anche a descrive il mondo degli scugnizzi napoletani:” Ricordo che quando abitavo a Calata Fontanelle, a Vico Fonseca, un simpatico scugnizzo aspettava mia madre per aiutarla a portare la borsa della spesa nella sua abitazione, al quarto piano di un palazzo senza ascensore, o per aprirle le bottiglie d’acqua che mia madre, avendo un problema al polso, non riusciva ad aprire. Questi scugnizzi, che tutti demonizzano, non sono altro che dei ragazzi che da soli non riescono a sfuggire al mondo della camorra. Non ce la possono fare. A Napoli c’è una realtà terribile, ma è una realtà alla quale il napoletano vorrebbe sottrarsi. Da solo non ce la fa. Non può farcela senza l’aiuto delle istituzioni”. Per Dora Cartella Napoli è una città straordinaria, viva: ” Di lei è possibile conoscerne la storia, è possibile leggere le numerose leggende che accompagnano la sua nascita ma non può essere colta nella sua essenza se non si scava nella sua miseria e nell’ animo di quanti l‘hanno vissuta amandola, se non si interrogano le pietre dei vicoli che pullulano di “bassi” da cui sempre emana il profumo dei detersivi e l’ odore del ragù”. Quella miseria Dora Cartella la conosce bene:” Abitavamo al Rione Mater Dei, calata Fontanelle 19. In una sola stanza quattro bambine, la mamma, il papà e la nonna, Donna Isabella. Papà’ era disoccupato ma recitava nella vita come sul palcoscenico di un teatro. Recitava ad essere il “signor” Cartella, nascondendo la miseria sotto la maschera di signorilità”. Nel libro Dora Cartella percorre, con la persona da lei amata, una sorta di viaggio onirico tra i vicoli di Napoli: ” Come in una bolla di sapone, nel timore che essa potesse scontrarsi contro una foglia, un fiore, un sasso e dissolversi in tante piccole goccioline”. Dora si ritrova bambina con questo personaggio adulto accanto, insieme al quale vive il passaggio dall’infanzia alla maturità, un passaggio che dapprima rifiuta ma che le è necessario per affrontare il presente con maggiore consapevolezza di sé, che la porta a credere ancora nei sentimenti, a trovare la forza per proseguire il viaggio. Dora Cartella nel libro descrive anche Pulcinella, personaggio vivace e pittoresco:” Appartiene a Napoli, come la pizza e il mandolino. È il riflesso della realtà di Napoli” e parla anche di come i napoletani vivano con la stessa intensità sacro e profano, superstizione e devozione:” Si celebra la Madonna, l’ otto di dicembre, ma si crede nel “munaciello”, nei corni portafortuna, spesso attaccati accanto ad un crocefisso. I napoletani parlano ai Santi come fossero amici; invocano la protezione di San Gennaro per scongiurare un pericolo imminente come per vincere lo scudetto. A San Biagio dei Librai, in quello che è il cuore di Napoli, altarini dedicati al culto di Maradona si alternano a quelli con immagini sacre”. Dora ha scavato dentro se stessa:” Ho messo a fuoco cose alle quali avevo rinunciato da tempo. E’ una lunga meditazione sul chiedersi se a settant’anni vale ancora la pena di annullarsi nel sogno e credere nell’amore”. Sicuramente il personaggio protagonista del libro, attraverso le sue mail, l’ha aiutata a ritrovare se stessa, i suoi sogni e quelli della sua città:” A Napoli i sogni non finiscono mai. Scrivi Napoli e come vedi Napoli non muore. Napoli non morirà mai, fino a quando i cuori batteranno per lei, fino a quando sarà il paese: “addo’ tutt’e-pparole so’ doce o so‘ amare so’ semp’e- pparole d’ammore “.
Aniello Palumbo