Il 17 il Codacons nella qualità di parte civile già ammessa sarà presente in aula per il processo “Chernobyl”, l’Avv. Matteo Marchetti, vice segretario nazionale del Codacons, che esprime ancora una volta rammarico per quanto accaduto.
“Sono stati persi altri 8 mesi per il problema legato alle notifiche degli atti agli imputati, ricordo – ha detto l’Avv. Marchetti – che su 38 imputati per ben 19 la notifica non era regolare e che il carico poi di lavoro del collegio ha fatto il resto ed ecco che tutto il tempo recuperato durante l’udienza preliminare è stato completamente vanificato con il rischio che la prescrizione annulli uno dei più importanti processo per smaltimento illecito di rifiuti”.
Continua poi l’Avvocato Marchetti “……dal primo rinvio a giudizio presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere alla prima udienza dibattimentale ecco che saranno passati ben tre anni!!! Non c’è bisogno di ulteriori commenti”.
“Quanto poi ai terreni (che sono sotto sequestro)continua l’Avv. Marchetti va detto che ancora oggi non siamo riusciti a comprendere se sono stati coltivati o meno, rivolgiamo quindi un appello a tutti gli organi preposti affinchè effettuino i controlli necessari al fine di rassicurare la comunità tutta”.
Il rinvio a giudizio è avvenuto per 38 persone, la cui attività, nel campo dello smaltimento dei rifiuti, è stata monitorata dal gennaio 2006 fino a giugno 2007 nel corso dell’indagine denominata Chernobyl partita dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Dal decreto si apprende che questa “organizzazione” di persone e di imprese gestiva “una quantità di rifiuti illecitamente smaltiti stimabile in circa 980.000 ton. in circa 18 mesi, procurandosi ingiusti profitti nel periodo monitorato pari a circa, per difetto, €. 50.000.000”. Come pure si apprende che uno dei capi di imputazione è il cosiddetto “disastro ambientale”.
Infatti, dal decreto stesso possiamo evincere le ragioni che ha portato il Pm Ceglie ad individuare l’articolo ”434 c.p. (concorso in disastro ambientale doloso)” come uno dei capi di imputazione per le 38 persone rinviate a giudizio
In questa vasta azione dell’organizzazione, anche il Vallo di Diano è stato interessato da smaltimento illecito di rifiuti. Infatti, nel già citato decreto si individuano esattamente le quattro aree interessate da queste attività illegali.
Esse sono le seguenti:
• località Tempa Cardone del comune di San Pietro al Tanagro (SA) dell’ estensione di
circa 12.000 m2;
• località Buco Vecchio del comune di Teggiano (SA) dell’ estensione di circa
10.000 m2;
• località Sanizzi del comune di S. Arsenio (SA) dell’ estensione di circa 10.000 e
5.000 m2 (si tratta di due aree agricole separate da una strada sterrata;
• località Via Larga del comune di San Rufo (SA) dell’ estensione di circa 4.000m2.