Riforma del catasto, l’allarme dei consumatori. Confedilizia: bene le modifiche fatte in Commissione ma permane il rischio di patrimoniale nascosta.

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riforma-catastoLunedì il Governo ha approvato il Decreto legislativo sulla riforma degli estimi catastali, che istituisce anche le commissioni censuarie.

Per il catasto, con il via libera definitivo del Consiglio dei ministri, infatti, arrivano intanto le nuove commissioni censuarie, chiamate a validare i criteri su cui si baseranno le nuove valutazioni di calcolo delle rendite catastali, e quindi delle tasse sugli immobili, che, nella delega fiscale data dal Parlamento al governo, dovranno comunque non comportare esborsi aggiuntivi per i cittadini.

Un ‘plauso’ arriva intanto da Confedilizia con il presidente Corrado Sforza Fogliani, che commenta: ”il testo del decreto sulle Commissioni censuarie è stato rimesso in carreggiata per effetto dell’azione dei Presidenti delle Commissioni Finanze di Camera e Senato, Capezzone e Marino, che hanno preteso che il decreto si conformasse alle previsioni della legge delega approvata dal Parlamento. Si è trattato di una vittoria della politica sulla burocrazia, considerato che quest’ultima aveva predisposto un testo improponibile. Cosa che non è certo di buon auspicio per i prossimi decreti di attuazione della delega per la riforma del Catasto”.

corrado-sforza-fogliani“Il rischio che la riforma possa tradursi in una patrimoniale nascosta tuttavia esiste. La novità del decreto legislativo è che la base imponibile non è più solo il reddito ma anche il valore dell’immobile, molto dipenderà da come funzioneranno gli estimi elaborati con i nuovi algoritmi. Prendiamo atto dell’impegno della legge delega sull’invarianza del gettito della riforma, ma possiamo dire che storicamente questo non è mai avvenuto. Inoltre non dimentichiamo che già il governo precedente ha previsto la possibilità di aumentare la TASI fino al 6×1000 già a partire dal 2015.”, ha poi dichiarato il Presidente di Confedilizia al Direttore di Libero Maurizio Belpietro nella rubrica “La Telefonata” a “Mattino 5”.

Comunque per vedere attuata la ‘rivoluzione’ sulle valutazioni catastali degli immobili, basate non più sui vani ma sui metri quadri, serviranno ancora diversi anni, tre secondo i più ottimisti, ma almeno cinque per gli addetti ai lavori. Di sicuro si cercherà di accorciare i tempi il più possibile, anche su sollecitazione della Commissione europea, e con l’impegno a mantenere “immutato” il carico fiscale complessivo. Intanto si parte con le nuove commissioni locali e quella centrale che hanno un anno di tempo per insediarsi. Ne faranno parte anche rappresentanti indicati dalle associazioni di categoria, sotto il controllo dell’Agenzia delle Entrate. Ai componenti non sarà dato alcun gettone.

Il valore patrimoniale sarà stimato appunto non più in base ai vani ma ai metri quadri, partendo dai valori di mercato rilevati dall’Osservatorio del mercato immobiliare – Omi – dell’Agenzia delle Entrate e tenendo conto di posizione e carattestiche degli immobili. Allo stesso modo sarà elaborato un algoritmo anche per calcolare la rendita, partendo questa volta dai redditi di locazione medi, attraverso appunto una formula matematica che metterà in relazione tutto.

Accanto all’avvio dei lavori per rivedere i metodi di calcolo, su cui ci sarà un apposito decreto, dovrebbe poi arrivare anche la riforma delle zone del catasto in base all’omogeneità edilizia in modo da superare le micro aree attuali, con cui si dovrebbero anche definire le categorie catastali, che attualmente sono 45 (per il residenziale resterebbero solo tre categorie, otto o nove per le categorie ‘ordinarie’ e 17-18 per le categorie ‘speciali’). Poi partirà il ‘censimento’ dei circa 66 milioni di immobili italiani, anche con l’obiettivo, come specificato nella delega, di fare emergere le ‘case fantasma’ ancora sconosciute al fisco.

elio-lannuttiL’arrivo delle nuove rendite catastali, legate alle riforma del catasto, se non sarà accompagnato da una riduzione delle aliquote Tasi-Imu rischierebbe di comportare un aggravio di 230-260 euro l’anno per i cittadini.

E’ quanto affermano in una nota i presidenti di Federconsumatori e di Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. “Non siamo contrari per principio alla rivalutazione delle rendite catastali – spiegano – purché tale operazione sia improntata alla massima equità e correttezza. Non vorremmo che il nuovo calcolo degli estimi catastali sia l’ennesima strategia per portare maggiori incassi nelle casse dello Stato e degli enti locali. Nella norma si parla di una generica “invarianza di gettito”, nella quale non riponiamo alcuna fiducia: non sarebbe la prima volta che precauzioni di questo tipo venissero disattese”.

Per le due associazioni dei consumatori, quindi ”qualora avvenisse una revisione delle rendite dovranno essere adeguate di conseguenza anche le aliquote di Tasi e IMU. In caso contrario i cittadini si troveranno a far fronte a un vero e proprio salasso. È noto, infatti, che tali imposte sono calcolate in base alle rendite catastali: se aumenta la rendita aumenterà anche l’imposta in maniera esponenziale”.

Le due associazioni mettono l’accento anche sul fatto che una modifica delle rendite avrebbe impatto anche sull’Isee ”che rappresenta un importante parametro per l’accesso a diversi servizi (all’asilo nido alle mense scolastiche), nonché per il pagamento delle tasse universitarie”. ”È evidente, quindi, che ritoccare le rendite catastali è una materia estremamente delicata, che richiede precisione, attenzione, obiettività, imparzialità e controlli rigorosi – proseguono Trefiletti e Lannutti – Qualora anche solo uno di tali elementi venisse a mancare le ricadute per i cittadini potrebbero essere disastrose: il maggior esborso sul fronte dalla tassazione sulla casa rischierebbe di raggiungere anche +230 / +260 Euro annui.
Vigileremo affinché ciò non avvenga ed affinché i ritocchi delle rendite contribuiscano a realizzare veramente un sistema più equilibrato, senza colpire esclusivamente i soliti noti”. (ANSA)