L’Europa che cambia: l’Europa e i Cittadini

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unione_europeadi Antonella Crescente

Non si può parlare di Europa, pensare all’Europa, immaginare  un’Europa senza prima percepire dentro di noi  un sentimento  di appartenenza a questa Europa, senza prima sentirci cittadini europei.

Il concetto di cittadinanza  Europea  è stato istituito nel 1993 con l’entrata in vigore del trattato di Maastricht, che ha stabilito che “è cittadino dell’Unione chiunque abbia la cittadinanza in uno Stato membro”. Un concetto all’avanguardia, moderno, dinamico,  che si fonda su un’identità comune di valori (come solidarietà,  uguaglianza, cooperazione, rispetto dei diritti umani,  democrazia), più che sull’appartenenza ad un determinato popolo: persone provenienti da diversi paesi, che parlano una lingua diversa ed hanno culture diverse, diventano portatrici di un’unica cittadinanza, quella europea.

Ma cosa significa essere cittadino europeo, a venti anni dalla sua introduzione?

Significa avere uno status che completa e non sostituisce la cittadinanza nazionale, e che anzi conferisce una serie di diritti supplementari, di cui non sempre siamo consapevoli. Essere cittadino dell’Unione vuol dire avere il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Sati membri, indipendentemente dallo svolgimento di un’attività economica; vuol dire poter votare e candidarsi alle elezioni amministrative ed europee anche se si risiede in uno Stato diverso dal proprio; vuol dire poter godere negli Stati non europei della tutela diplomatica e consolare di un qualsiasi Stato membro, laddove non vi siano rappresentanze diplomatiche del proprio Stato di appartenenza; vuol dire poter presentare petizioni al Parlamento europeo o poter ricorrere al Mediatore europeo per casi di cattiva amministrazione nell’attività delle istituzioni dell’UE; vuol dire poter scrivere e ricevere una risposta da ogni  istituzione dell’UE in una delle lingue ufficiali; vuol dire avere il diritto di accesso ai documenti del Parlamento Europeo, del Consiglio e della Commissione.

Con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona l’istituto della cittadinanza europea è stato ulteriormente potenziato con l’introduzione del diritto di iniziativa dei cittadini dell’Unione: una nuova forma di partecipazione popolare,  che consente ad un milione di cittadini europei, appartenenti ad almeno 7 paesi dell’Unione, di prendere direttamente parte all’elaborazione delle politiche dell’Unione, invitando la Commissione europea a proporre un atto legislativo su questioni per le quali l’UE ha competenza di legiferare come ambiente, agricoltura, trasporti o salute pubblica.

La cittadinanza europea ha aggiunto, dunque, una dimensione politica alla natura economica del processo di integrazione, ma la carenza di informazioni a disposizioni dei cittadini, nonché i numerosi ostacoli che ancora oggi i cittadini europei incontrano nell’ esercizio dei loro diritti, fa si che, allo stato attuale, essere cittadino europeo è uno status che ancora risulta una realtà poco tangibile nel quotidiano e che rischia di rimanere un diritto riconosciuto solo sulla carta.

Proprio per stimolare la formazione di una identità comune europea e rafforzare la dimensione politica del processo di integrazione, il 2013 è stato proclamato  “anno europeo dei cittadini”. Un anno europeo di particolare importanza,  perché coincide con il ventesimo anniversario della cittadinanza dell’Unione e introduce le elezioni del Parlamento europeo che si terranno l’anno prossimo.

L’obiettivo generale è quello di rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e delle responsabilità connessi alla cittadinanza dell’Unione per promuovere un maggiore impegno di tutti i cittadini nella costruzione del progetto europeo.

 “La cittadinanza dell’Unione è più di un concetto teorico: è una realtà pratica che porta benefici tangibili ai cittadini” ha dichiarato Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria UE per la giustizia.” I cittadini europei devono poter esprimere le loro preoccupazioni e preparare il terreno per le future elezioni europee. È tempo che tutti noi ci assumiamo la responsabilità del nostro futuro comune”.

ANTONELLA CRESCENTE