Poiché l’obiettivo che mi sono dato è quello di contribuire a “Dare un’Anima alla Città”, ritengo sia necessario conoscere le realtà salernitane, soprattutto quelle più giovani. Nel mio ultimo intervento vi ho parlato di una speranza collegata alla esperienza della FONDAZIONE SALERNO CONTEMPORANEA. In questo, desidero raccontarvi ciò che ho potuto conoscere nelle ultime settimane. Non deve meravigliarvi se il mio racconto narra di due storie dal “segno opposto”. Salerno potrà sviluppare un forte tessuto di relazioni positive tra tutti i suoi cittadini se la città sarà capace di dividere “il grano dalla gramigna”, se sarà capace di valorizzare tutto ciò che di positivo in essa vive e, nel contempo, se sarà in condizione di eliminare o ricondurre allo spirito originario ciò che segna in negativo e nel profondo la sua vita.
Eccomi, perciò, a “due storie diverse”, allo Spazio Riff*Raff ed al Centro di Solidarietà La Tenda.
Iniziamo dalla prima storia.
Se vi capiterà di passeggiare nella zona di Pastena, all’altezza del Polo Nautico, in un piccolo locale troverete un grande Spazio. E’ lo “SPAZIO RIFF*RAFF”. E’ il luogo dove un gruppo di persone, giovani e meno giovani, da qualche mese si incontrano, discutono, operano animando iniziative con propri mezzi, necessariamente modesti. Per comprendere di cosa si tratta, ho cercato di spiegarmi cosa potesse significare “Riff*Raff”.
La cronaca degli ultimi giorni mi è stata di grande aiuto: tutta la stampa internazionale ci ha informato della morte della signora Margareth Thatcher ed in me è scattato il ricordo.Riff*Raff era il titolo di un film di un famoso regista, di Ken Loach. Nel film c’è la prima analisi della politica della “signora di ferro”, della politica che per alcuni decenni, dal mio punto di vista, ha segnato negativamente la nostra vita. Ricordare questo film mi ha consentito di comprendere che chi aveva deciso di aprire “lo Spazio Riff*Raff” doveva avere una sensibilità molto diversa da quella della ricordata signora. Fortunatamente non mi sbagliavo.
Parlando con alcuni dei suoi animatori mi son sentito trasportare indietro negli anni ed ho rivissuto momenti di utopia e di speranza. Ho incontrato persone che sanno che, se con un secchiello non si può “svuotare il mare”, con piccoli gesti è possibile migliorare la nostra realtà. Non si tratta di voler svuotare il mare ma solo di riempire un secchiello nella consapevolezza che solo realizzando ciò che ha ciascuno è possibile si possono ottenere grandi trasformazioni. Mettendo in gioco anche i propri pochi talenti, questo è uno splendido insegnamento, si costruiscono “cieli nuovi e terre nuove”. Un esempio di questa volontà è l’incontro di Martedì 14 Maggio nel corso del quale Matteo Vivaldi presenterà il suo libro ” I due Marò”.
L’autore ci racconterà quello che in India ha potuto conoscere di una vicenda che a chi l’ha seguita in Italia ha lasciato e lascia molte domande senza risposta. Ora, mentre un gruppo di persone con pochi mezzi apre uno “spazio per la città”, non posso non raccontarvi ciò che succede in una realtà diversa, non posso non scrivere di come si sta facendo di tutto per chiudere negativamente una esperienza che ha vissuto anche momenti esaltanti.
Non posso non descrivervi come si è ridotto oggi “Il Centro di Solidarietà La Tenda”.
In premessa, poiché la storia di questa Associazione mi appartiene, devo chiedervi di giustificarmi se qualche tono sarà un poco sopra le righe. Questa è una storia che iniziò per volontà di Mons. Pirone ed iniziò, come lo Spazio Riff*Raff, senza mezzi vivendo di donazioni modeste ed in una struttura di legno a Giovi. Poi, dopo la morte di “don Giovanni”, chiamato da don Nicola Bari, partecipai alla fondazione della attuale Associazione e per poter pagare i modesti compensi dei primi collaboratori ricordo che presso la Cassa Rurale di Salerno dovetti firmare una fideiussione per ottenere un prestito. Successivamente, passo dopo passo, l’Associazione, che si occupava di giovani tossicodipendenti, crebbe. Fu firmata una convenzione con il Servizio Sanitario Regionale, furono presentati numerosi progetti e giunsero molti finanziamenti anche per costruire a Brignano una struttura in grado di ospitare in modo decoroso molte attività, molte altre strutture furono messe a disposizione del Centro dalla comunità ecclesiale salernitana.
Ci fu un periodo durante il quale andare alla Comunità la Pagliuzza significava respirare aria pura. I giovani ospiti erano capaci, avendo accettato di mettere in discussione le loro vite, di “far stare bene” collaboratori e visitatori perché costringevano tutti a mettersi in discussione ed a cercare, nel profondo, il meglio di sé. Poi, però, il danaro diventò troppo ed iniziarono le difficoltà. Bisognò fare i conti con l’insegnamento evangelico “Beati i Poveri” ed iniziarono le sconfitte nonostante manifesti e siti internet raccontassero storie diverse.
Oggi andare a Giovi è cosa triste! Tra gli stessi operatori si colgono tensioni forti. Si susseguono relazioni e documenti che presentano una condizione di degrado che coinvolge in particolare quello che dovrebbe essere il gruppo dei responsabili. Molti di loro vivono, a modo loro, come le tre scimmie del santuario giapponese di Toshou a Nikko che “non vedono”, “non sentono”, “non parlano”! L’importante è continuare a vivere o, meglio, a sopravvivere.
Chi è venuto a trovarmi nelle scorse settimane tra operatori o ex operatori mi ha narrato vicende tristi che mi auguro non siano vere ma che evidenziano la necessità che nell’Associazione si faccia chiarezza senza tentennamenti. Fortunatamente chi può, farlo esiste. All’interno del Centro vi sono persone degne che possono “vedere, sentire e parlare”, superando la loro ritrosia ad agire perché devono rendersi conto che hanno una responsabilità grande.
Se non lo faranno: pazienza. E’ certo che non potrà non intervenire Mons. Moretti, l’Arcivescovo, che del Centro fa parte di diritto del Consiglio Direttivo ed è la persona che ratifica l’elezione del presidente dell’Associazione ed è perciò chi, sul piano morale, è il maggior responsabile di ciò che vi avviene. Interverranno L’Azione Cattolica Diocesana ed il Comitato Diocesano per la Vita. Le due associazioni sono soci fondatori della Associazione Centro di Solidarietà La Tenda per cui interverranno per rifondarla. Anche il Tribunale del Lavoro darà il suo apporto esaminando alcune denunce relative ai rapporti di lavoro tra operatori ed Associazione.
Per “Dare un’Anima alla Città” spero che la Tenda si rinnovi e viva.