SENTENZE INCOMPRENSIBILI. E’ IL SISTEMA CHE SI DIFENDE

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Amanda Knox non comprende l’annullamento della propria assoluzione in cassazione. Alberto Stasi a sua volta non comprende l’annullamento della propria.
Ci si domanda se ci sia una logica nell’alternanza schizzofrenica di pronunce giudiziarie che rivedono se stesse, ma soprattutto se sia giusto ed ancora, in modo piu’ penetrante, come sia possibile che accada in modo che i diretti interessati (i presunti innocenti e le presunte persone offese) non capiscano cosa stia loro capitando.
Qualcuno, ma evidentemente in modo superficiale, potrebbe rispondere che e’ fisiologico nel nostro sistema processuale, il quale prevede almeno tre gradi di giudizio. La risposta sarebbe appunto superficiale e non terrebbe conto della diversa realta’.
Innanzitutto e’ un’anomalia- e pertanto una palese violazione dei diritti minimi ad un processo giusto- il ritardo intollerabile con cui giungono a decisione i processi. Si pensi che la durata minima di una causa nel nostro paese e’ lievitata alla media di 1033 giorni e che solo nell’anno trascorso le prescrizioni sono state 130000. In un tale contesto l’arretrato ha raggiunto la cifra di 5,4 milioni di processi pendenti ed in una percentuale molto bassa la pretesa di una delle parti ha lo sperato riconoscimento.
D’altra parte esiste- e’ vero- la possibilita’ di appellare incondizionatamente ed anche questo incide sui ritardi e sull’ammontare del carico giudiziario.
Il punto e’,allora, se sia pensabile, con lo scenario appena descritto, e cioe’ con un impianto complessivo del genere, con un’altissima probabilita’ di causare errori,rivedere o addirittura eliminare le impugnazioni.
La scela e’ cruciale. Ritengo che che la cultura giudiziaria penale non sia ancora pronta.
Si porta l’esempio del processo Dell’Utri e della parte forse piu’ significativa della requisitoria del procuratore generale. Quest’ultima ha riacceso l’attenzione sulla necessita’ di riaffermazione dei presupposto di base del paradigma cognitivo che deve caratterizzare il modulo del giusto processo: la verificabilita’ o falsificabilita’ delle ipotesi accusatorie in forza del loro carattere assertivo e la loro prova empirica in forza di procedure che ne consentano sia la verificazione che la falsificazione.
Cosa ha detto il procuratore generale? Testualmente: le criptoimputazioni, le imputazioni implicite, le imputazioni vaghe sono state poste al bando dal giusto processo. Probabilmente, si aggiunge, la giurisprudenza CEDU e ‘ ancora un futuribile giuridico, a fronte di una granitica giurisprudenza nazionale che ammette una contestazione mediante prove e non mediante testo linguistico.Ma qui si intende, si continua, proporre una diversa prospettiva: l’esiziale effetto che la mancanza di una valida imputazione ha sulla motivazione della sentenza e sul diritto di difesa. Perche’, si conclude, senza le parole precise dell’imputazione l’ accusa diventa fluida, sfuggente. In definitiva, si altera l’ ordine logico del processo, riflesso nella struttura della sentenza: imputazione-motivazione-decisione.
Purtroppo quanto appena riportato non e’ altro che il ricorrente, consueto malcostume che, inserito in un contesto di lungaggini ed appesantimenti, fa indulgere a prendere sotto gamba l’ importanza del rapporto accusa-decisione, col risultanto che molte sentenze risultano viziate, appunto, nella prospettiva del diritto inalienabile di difendersi da un fatto tanto preciso e determinato da essere immune a suggestioni investigative, a teor emi o, peggio, ai noti tentativi volti alla dimostrazione piu’ che alla prova del reato commesso.
Dunque, accuse fragili, se non improbabili, sostenute da indagini di accompagnamento dell’ idea d’accusa, ma non di verifica, viatico di decisioni ingiuste, non possono non essere impugnate e sotto questa ottica e’ il sistma stesso- con i sui anticorpi di garanzia- che si difende.