Gli avvenimenti di cronaca recente ci rappresentano un Paese sempre più preda di fenomeni corruttivi che interessano tutti i segmenti della società. La nostra provincia non solo non è immune dal fenomeno, ma sembra offrire sempre nuovi spunti per la discussione in materia.
L’ultimo caso, quello dei sindacalisti sorpresi mentre ricevevano una mazzetta per impedire scioperi e garantire la pace sociale in una media azienda della nostra provincia, è la dimostrazione se mai ve ne fosse stato bisogno che il fenomeno corruttivo ha invaso e pervaso tutte le articolazioni della società.
D’altronde gli esempi della classe parlamentare impegnata in estenuanti discussioni sulla validità ed applicabilità della Legge Severino, approvata l’anno scorso e votata dalla gran parte degli stessi che oggi ne contestano l’impianto è la dimostrazione della volontà di non mettere argine al fenomeno.
Il guaio è che come stanno dimostrando gli avvenimenti recenti scoperti e portati alla luce dalle forze dell’ordine nella provincia di Salerno, troppo spesso questi episodi di corruzione avvengono alle spalle e sulla pelle dei soggetti più deboli, come è appunto la storia dei falsi invalidi di Cava de’Tirreni che vede coinvolti politici, funzionari e professionisti, o come nel caso dell’estorsione perpetrata ai danni di un dipendente da parte di un consigliere di amministrazione del Consorzio dell’Ausino.
Anche quanto successo ieri con l’arresto dei due sindacalisti della Uil e della Cgil, ha quali vittime vere i lavoratori, che assistono impotenti al fatto che chi dovrebbe affiancarli rappresentarli per garantire il rispetto dei loro diritti, li utilizza come merce di scambio per ricattare l’imprenditore.
Perché al di la del reato penale, grave ancor di più perché commesso da rappresentanti sindacali, appare evidente che i dipendenti dell’azienda, nella testa dei due sindacalisti della Uil e della Cgil non rappresentavano altro che un mezzo per raggiungere i loro sporchi intenti. Un pacchetto di tessere da utilizzare non per far crescere la rappresentanza sindacale ma per poter gestire i loro affari alle spalle dei lavoratori.