Secondo appuntamento sabato 30 aprile, alle ore 20, con “I concerti Erasmus” nell’ambito della XXVI edizione del Crocifisso Ritrovato. Un evento, questo, che offre il tocco internazionale a questa kermesse medievale salernitana e che va a cementare la sinergia del Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno e della Bottega San Lazzaro di Chiara Natella, ospite della ormai familiare cornice della Chiesa di Santa Apollonia. Anna Bellagamba, coordinatrice dell’Ufficio Relazioni Internazionali del nostro conservatorio, insieme alla docente di musica da camera Francesca Taviani, ha allestito un programma composito e di raro ascolto per questa seconda serata.
Il soprano Italia Fiorentino, il mezzosoprano Sabrina Lamberti con Pasquale Cardenia al pianoforte, Jacopo Minelli al violino e Francesca Giglio al cello, saranno interpreti di un florilegio degli Scottisch & Irish Lieder di Ludwig Van Beethoven. Tra il 1810 e il 1820 Beethoven si dedicò, tra l’altro, ad un lavoro piuttosto insolito, su richiesta di un uomo scozzese, George Thomson di Edimburgo ossia all’arrangiamento di quasi 200 folk songs irlandesi, scozzesi, gallesi, inglesi, tirolesi, italiani, tedeschi, russi, spagnoli e di varie altre nazionalità, dei quali ascolteremo “Farewell bliss”, “Faithful Johnie”, “Sally in our alley” e “The chase of the wolf” Questa produzione, pur attualmente ancor poco esplorata nella sua totalità, rappresenta un affascinante ed inconsueto viaggio in originali e preziose miniature che rivelano un lato poco noto del genio di Bonn. La convinzione popolare che Beethoven abbia accettato questo lavoro al fine esclusivo di trarne del guadagno ha certamente del vero; ma altrettanto reale è che il compositore di Bonn amò questa forma di composizione ed in un certo senso si appassionò al progetto di far rivivere i canti popolari di varie nazionalità, non solo armonizzandoli, ma arrangiandoli per una insolita formazione cameristica, su indicazione dello stesso Thomson. La traboccante energia, la ricchezza delle tessiture, l’approccio innovativo al dialogo tematico tra i due strumenti ad arco, l’ingenuità motivica dei preludi e postludi, l’originalità delle armonie e soprattutto l’incredibile varietà, fanno di questa produzione beethoveniana un esempio di altissimo virtuosismo compositivo, nel riuscire a sviluppare materiali semplici e testimoniano il valore indiscusso di queste deliziose miniature. Il clou della serata sarà l’esecuzione della sonata in Fa op. 17 per corno e pianoforte, composta nel 1800 da Ludwig Van Beethoven, proposta dal giovanissimo cornista Stefano Cardiello, in duo con la pianista Ilaria Capaldo. La pagina fu composta in tutta fretta per un concerto del cornista Jan Vaclàv Stich, detto Giovanni Punto, uno dei più celebrati virtuosi di questo strumento del tempo. L’incontro d’un compositore come Beethoven, molto attento a valorizzare tutte le possibilità di strumenti ancora non esplorati a fondo e d’uno strumentista come Punto, che eccelleva col suo celebre corno d’argento sia nella cantabilità, di grande dolcezza e purezza, sia nei passaggi veloci e brillanti, rese possibile e felice quest’ improbabile matrimonio. La Sonata, tuttavia, non forza i limiti naturali dei due strumenti, non tenta soluzioni audaci e si mantiene nei suoi limiti di piacevole pezzo da concerto, che schizza un clima espressivo estroverso e scorrevole, in cui una diffusa energia vitalistica, si alterna a momenti di lirica distensione. Passaggio in Francia con “La Diva de l’Empire” composta nel 1904 da Erik Satie, affidata alla voce di Petya Petrova e al pianoforte di Roberta Masullo. Uno dei compositori più ironici e dissacranti del tempo, allude all’Empire Theatre di Londra “Un focolaio di vizio frequentato da prostitute d’alta classe”, scrivendo questa pagina che adotta lo stile del cabaret e che raggiunse il successo con la voce della stella francese Paulette Darty, della quale lo stesso Satie fu entusiasta ammiratore, concedendole persino i diritti di questa canzone per alcuni anni. Finale russo, firmato da Mikhail Glinka e dal suo Trio Pathétique, in Re, datato 1832, eseguito da Francesco Fermati al pianoforte, Fabrizio Fornataro al clarinetto e Francesca Giglio al violoncello. E’ questo un lavoro composto durante il soggiorno milanese, del genio russo ed è pervaso da cima a fondo da una cantabilità smaccatamente italiana, riproponendo in veste strumentale gli slanci e gli abbandoni del primo romanticismo. Oltre all’evidente debito nei confronti del mondo del melodramma, la pagina risente, del pianismo brillante alla maniera di Hummel o del primo Chopin, una caratteristica che testimonia delle notevoli capacità pianistiche di Glinka.