L’iniziativa relativa all’intitolazione di una strada all’ex Sindaco di Salerno Enzo Giordano è lodevole.
Ancor di più, l’appuntamento del prossimo 3 ottobre organizzato da Fabiano Farina e Filippo Trotta presso il punto Einaudi…. Così per discutere! La cosa non fa male in una città disaffezionata al dibattito e che, tanto per intenderci, si diletta nel fare standing ovation al presidente della Salernitana calcio durante la processione di San Matteo. Questa è Salerno! Non guasterebbe, pertanto, la strada ma soprattutto il recupero di una memoria civile che riannetta percorsi, politiche, intuizioni personali e collettive.
Salerno è l’unica città che dedica – uno di fronte all’altro, in provocatoria compromissione – una statua ad un martire antifascista (Amendola) ed una strada ad un ministro di Mussolini (De Marsico). Quindi le strade lasciano vago ricordo e viabilità precaria. La memoria, invece, coltivata ed al contempo rivendicata, si rilancia nella testimonianza quotidiana e nell’agire politico. E fa bene alla salute!
Enzo Giordano, icona di una comunità politica ormai disintegrata, fu protagonista di una fase esaltante sul versante progettuale e partecipativo. Stagione sepolta dalla fragilità etica di segmenti rilevanti del Psi (e di altri) ma condannata anche nel ricordo da bugiarde sub-culture “manipulitiste” che ci hanno consegnato una 2° repubblica indegna e parassita. Parliamo, dunque e ancor di più, di Enzo Giordano che non ci lascia un’eredità politica propriamente detta quanto, piuttosto, un patrimonio morale: Onestà, onestà, onestà e poi passione culturale. Due pre-condizioni, senza le quali, la politica è affare torbido e stanco morire.
I giovani azzardino esplorazione su questi percorsi (oggi mortificati) e affondino entusiasmi e delusioni in una nuova politica. I “vecchi” (come me) accompagnino sul crinale della nostalgia (sentimento non cattivo) e del “non mollare”.
Enzo era un irriducibile generoso che voleva cambiare la realtà prima che la realtà lo costringesse alla rassegnazione. E così fu! Cosa buona è prenderlo a riferimento in questi anni di piombo, in cui siamo costretti ad aspettare la pioggia per non piangere da soli.