Quello che avevano annunciato i dati di Unioncamere e delle Camere di Commercio viene confermato anche dal Censis: l’area di Salerno e Provincia si conferma tra le eccellenze per quello che riguarda il turismo enogastronomico ed i prodotti DOC. Secondo il rapporto annuale presentato da Censis ed Associazione Città Del Vino alla BIT (Borsa Internazionale del Turismo) a Milano, l’area di Salerno e Provincia è al top in praticamente tutte le categorie oggetto dell’indagine, (produttori di vino di alto profilo, i ristoranti di qualità, il patrimonio territoriale di prodotti tipici). Dunque l’area salernitana cresce ed è al top in uno dei pochissimi settori del tessuto produttivo italiano, come quello del turismo enogastronomico, che continua a crescere non risentendo degli effetti della crisi, con un ritmo del 12% all’anno. Si tratta di un turismo di nicchia, dove viene privilegiata la qualità piuttosto che la quantità, e che si differenzia dai flussi turistici tradizionali.
BIGLIETTO DA VISITA
In queste nicchie quindi emergono quelle punte di eccellenza che costituiscono un vero e proprio biglietto da visita del territorio, come sostengono da sempre gli operatori di commercio, che organizzano gli incoming, luoghi di incontro tra produttori e grandi buyers internazionali, e possono fungere da vero e proprio attrattore di investimenti sul territorio. Nondimeno, il prodotto enogastronomico di qualità è ai primissimi posti tra i prodotti più esportati dalle aziende campane e presenta una domanda sempre crescente anche dai mercati che finora non hanno conosciuto la crisi come quello cinese e soprattutto quello russo. Anche gli operatori turistici ed i Comuni dell’area hanno lavorato per costruire un modello turistico che si sganci dai flussi tradizionali (che nell’area salernitana privilegiano naturalmente la Costiera Amalfitana) e che si caratterizzi come modello di turismo sostenibile dal punto di vista ambientale.
CIRCOLO VIRTUOSO
Un siffatto modello predilige microstrutture come le pensioni, i bed&breakfast e gli agriturismi anziché le macrostrutture come i grandi alberghi, e punta su altri fattori attrattivi, lavorando su nicchie di mercato non solo di provenienza italiana, ma anche estera. Viene dunque a crearsi così un circolo virtuoso, nel quale la produzione enogastronomica di qualità costituisce un fattore di richiamo per attrarre flussi turistici, i quali contribuiscono ad alimentare l’indotto della produzione enogastronomica tipica. Non è un caso dunque che l’area di Salerno e Provincia sia una delle più ricche in assoluto di presidi Slow-Food, la seconda in Italia, dopo la provincia di Cuneo. Da “Slowfood Campania” elenchiamo: l’Oliva salella ammaccata del Cilento, il Cece di Cicerale, che ha proprietà fisiche ed organolettiche assolutamente uniche, le Alici di Menaica di Pollica e Pisciotta, il Cacioricotta del Cilento, formaggio che tra l’altro è anche tra i condimenti base dell’Antica Pizza Cilentana, il Carciofo Bianco di Auletta e di Pertosa, la Colatura di Alici di Cetara (che ha origini antichissime, trovando radici nel garum, il condimento a base di pesce di cui la cucina dell’antica Roma faceva larghissimo uso), il Fagiolo di Controne, la Soppressata di Gioi (l’unico salame lardellato campano). Ognuno di questi prodotti tipici costituisce un elemento di attrattività di flussi turistici, sul quale spesso vengono costruiti dei veri e propri eventi da parte delle istituzioni (come ad esempio la Festa dei Ceci o Cilento Delizie a Cicerale) ed anche delle associazioni di categoria come Coldiretti e Camera di Commercio, consapevoli del fatto di trovarsi in presenza di un vero e proprio volano per il business turistico salernitano, e dell’unico settore che finora non ha conosciuto segnali di crisi.
PIETRO PIZZOLLA