La Regione Campania sospende le attività delle Fonderie Pisano. Il provvedimento sarebbe stato notificato qualche giorno fa agli amministratori della Fonderia di Fratte, finita da tempo ormai, al centro di forti polemiche per un possibile inquinamento prodotto dalla lavorazione e denunciato da residenti e comitati.
La Regione Campania avrebbe, infatti, emesso un provvedimento amministrativo di sospensione delle attività produttive a seguito di criticità emerse proprio sotto il profilo ambientale.
In particolare, all’azienda sarebbe stata contestata la dispersione di materiali tossici, la mancata etichettatura dei rifiuti e l’assenza di sicurezza per le vasche di raccolta. Fino all’adeguamento di tutte le prescrizioni imposte dall’ufficio regionale, le Fonderie Pisano non potranno proseguire la loro attività.
Il provvedimento è tra l’altro al vaglio dell’avvocato Guglielmo Scarlato che difende i proprietari dell’opificio industriale.
Naturalmente l’atto di sospensione scaturirebbe dai controlli effettuati sul posto a seguito, con molta probabilità, delle continue denunce presentate dai residenti della zona ed in particolare dal comitato “Salute e Vita” presieduto da Lorenzo Forte e che racchiude al suo interno numerose persone che in prima persona o per esperienza familiare, si sono trovate a dover fare i conti con gli effetti dell’inquinamento che sarebbe prodotto dalla vecchia azienda produttrice di ghisa, i cui fumi ammantano quotidianamente tutta la zona di Fratte e della Valle dell’Irno, spesso spingendosi anche fino al centro cittadino. Nel corso degli ultimi mesi a sollevare perplessità sulla permanenza dello stabilimento in una zona altamente densa di abitanti anche alcune forze politiche.
Il caso è approdato anche a Palazzo di Città dove si sono svolte diverse sedute della commissione ambiente senza però mai trovare la quadratura del cerchio, con tanto di lite tra l’assessore comunale all’ambiente, Gerardo Calabrese e i rappresentanti del comitato “Salute e vita”, indispettiti ed esasperati dall’inerzia con cui l’amministrazione comunale ha affrontato il problema, tanto che – in più di un’occasione – lo stesso portavoce Lorenzo Forte ha chiesto le dimissioni di Calabrese. Diverse sono state le iniziative di sensibilizzazione in questo senso, come numerose fiaccolate e anche una veglia commemorativa tenutasi sotto i portici del Comune di Salerno.
Il problema principale riguarderebbe la delocalizzazione dell’opificio, inizialmente ipotizzata nel comune di Giffoni Valle Piana ma bloccata dal Tribunale amministrativo regionale su ricorso dell’amministrazione comunale. Tra le altre ipotesi anche un trasferimento in una delle aree Asi della zona industriale. Ma anche in questo caso la proposta si è fermata davanti ad oggettive difficoltà logistiche. Così per ora le Fonderie restano nella zona di Fratte. Ma un primo obiettivo sarebbe stato raggiunto con il provvedimento regionale che impone la messa in sicurezza di alcuni impianti nel rispetto dell’ambiente.
Andrea Pellegrino
La deputata del M5S Silvia Giordano ha così commentato:
“Il provvedimento di sospensione temporanea delle Fonderie Pisano è solo una timida presa di coscienza del governatore Vincenzo De Luca sui danni causati ai residenti di Fratte negli ultimi anni. In venti anni da sindaco, De Luca non ha mai provveduto alla delocalizzazione della fabbrica, nonostante le promesse fatte e le decine di morti per neoplasia che hanno fatto di via Partecipazione la cosiddetta “strada della morte”. La settimana scorsa sono stati celebrati sette funerali in sette giorni, e Vincenzo De Luca ancora parla di prescrizioni da seguire, senza un minino accenno alla delocalizzazione. E quindi, oggi, con questo provvedimento, al danno dei morti per cancro si aggiunge la beffa della perdita dei posti di lavoro. Mi batto per la delocalizzazione delle Fonderie Pisano da quando sono arrivata in Parlamento e non posso accettare che, dopo tre anni, il Comune di Salerno non abbia preso ancora decisioni serie su questa terribile vicenda. La mia posizione è categorica: le Fonderie vanno delocalizzate e, frattanto, ai dipendenti devono essere assicurati tutti gli ammortizzatori sociali in attesa della ripresa del lavoro.”