Giornata della Memoria, Tullio Foà a Movie Days a Giffoni giovedì 28.

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news59705Non si parlerà solo di cinema, giovedì 28 gennaio, nel corso del primo appuntamento del 2016 di Movie Days, le giornate di cinema per la scuola targate Giffoni Experience, iniziativa che dal 1995 ha coinvolto oltre 500.000 studenti, provenienti da 9 Regioni e 18 Province. Giovedì 28 gennaio (a partire dalle ore 9.30), infatti, centinaia studenti campani saranno coinvolti in quello che sicuramente è uno dei moduli più toccante, dedicato al Giorno della Memoria (che si celebra il 27 gennaio di ogni anno, ovvero nel giorno in cui furono abbattuti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz).

Gli alunni avranno l’occasione di conservare la dolorosa ma necessaria memoria di un tragico e oscuro periodo storico, per fare in modo che eventi simili non accadano mai più. Giovedì, la Sala Truffaut della Cittadella del Cinema di Giffoni Valle Piana, ospiterà uno dei testimoni del nostro tempo, Tullio Foà, illustre esponente della comunità ebraica di Napoli, vittima di quelle atroci leggi razziali.

“Ai giovani studenti – spiega Foà – racconterò quegli anni che sono stati terribili. All’epoca io ero piccolo ma ricordo molto di quel periodo. Ho impresso nella mente il senso dell’allontanamento dagli altri bambini, il peso della discriminazione. Riuscii a frequentare una classe speciale di dieci allievi, tutti ebrei, all’Istituto Vanvitelli, ma non potevamo andare in bagno o in palestra insieme alle altre classi. Io non capivo perfettamente il senso di quelle differenze anche perché mia madre raccontava spesso di avere avuto un cugino ebreo che, nonostante fosse nato e vissuto ad Alessandria d’Egitto, allo scoppio della guerra del ‘15-‘18 era tornato in Italia a combattere gli austro-ungarici. E’ morto a 20 anni sul Piave e, per il suo gesto eroico, gli era stata conferita la Medaglia d’Oro. Come poteva essere che avevamo un eroe che si era battuto per la Patria e al contempo venivamo trattati da nemici? I napoletani – ricorda ancora Foa’ – ci aiutavano come potevano, ma chi veniva scoperto rischiava molto. La nostra comunità era vasta, circa 600 persone. La fortuna della mia famiglia è che siamo diventati poveri avendo dovuto svendere tutto. Così, paradossalmente, ci siamo salvati. Chi, invece, è scappato, è stato catturato e deportato. Su tutti voglio ricordare il mio compagno di classe al quale ero più legato, Dino Hasson. Ho scoperto, purtroppo, sin da piccolo cosa significa il dolore e la perdita. Di questo e di tanto altro parlerò agli studenti presenti. Devono sapere per fare in modo che atrocità come queste non capitino mai più”.