Sergio Vecchio, nato a Castellabate (SA) nel 1947, ha insegnato al Liceo Artistico di Salerno per 35 anni; vive e lavora a Paestum ed è autore di numerosi libri di memorialistica e di scrittura visiva. Della sua opera, in articoli, saggi e libri hanno scritto i maggiori critici dell’Arte Contemporanea. La sua ricerca grafica e pittorica è incentrata sui temi della Magna Grecia in dialogo con il territorio ed il contemporaneo.
L’alfabeto di Sergio Vecchio si compone di pochi ma potenti elementi, che sono quelli sviluppatisi nel cammino dell’artista al fianco dei ritrovamenti e del lavoro degli archeologi Umberto Zanotti Bianco e Mario Napoli, quelli impressi dalla cultura contadina di provenienza e quelli raccolti nel suo bestiario, formatosi sia nella frequentazione del mito che nella concordanza propria dei contadini verso gli animali. (Mazzucca)
Del Grand Tour Vecchio è avido storico e collezionista: anche se non gli interessa l’analisi erudita né l’esegesi storico-estetica. Paestum è il suo ritorno alle origini: coincidenza di autobiografia e visione progettuale, laboratorio di un’attenzione antropologica che si svolge con le ardite approssimazioni della scorciatoia poetica . Un territorio che si estende dall’antichità alla contemporaneità in una continuità che procede però per salti, o meglio per cesure: il che è dunque una critica del progresso e una proposta di visione.
Sergio Vecchio è un viaggiatore notturno: in questo segue le tracce dei primi scopritori e nelle sue raffigurazioni la penombra del crepuscolo di gran lunga prevale sulla luminosità del cielo locale. Possiamo immaginarlo in viaggio all’approssimarsi della notte: quando i siti sono deserti e solo il bagliore del pennello ridesta figure addormentate su lastre tombali o affreschi parietali. (Irace)