Nel rapporto stilato pochi giorni fa da Unioncamere e Ministero del Lavoro sull’occupazione nei comparti dell’industria e dei servizi, che prevede un crollo dei livelli occupazionali nel Meridione per i prossimi tre mesi, l’area geografica di Salerno e provincia mostra invece una controtendenza, presentando infatti una previsione di aumento dei posti di lavoro per i prossimi tre mesi, nell’ordine di un saldo di più di mille unità tra nuovi posti di lavoro creati e posti persi.
CAMPANIA INFELIX
Sempre secondo il rapporto Unioncamere-Ministero del Lavoro, nei prossimi tre mesi il saldo tra posti nuovi e posti persi sarà negativo di 1550 unità, concentrati soprattutto nell’area di Napoli, per la quale si prevede una perdita di oltre 1300 posti, con anche Caserta (quasi 800 posti in meno) ed Avellino (quasi 500) in sofferenza, e con una leggerissima risalita di Benevento (+ 60 posti). Situazione ancora meno rosea se si pensa che i nuovi posti deriveranno per lo più da contratti di lavoro interinale o a progetto. I settori più penalizzati saranno quelli dell’edilizia e del commercio. Scenario di fatto prevedibile, vista la stagnazione di lunga durata del mercato immobiliare e la progressiva desertificazione commerciale nelle aree residenziali, basti pensare alle aree napoletane del Vomero e di Chiaia. Ma è tutto il Sud a soffrire, con un saldo negativo di quasi 25000 unità, e passando ad uno sguardo di insieme, neanche il Nord se la passa bene, se anche il “motore” dell’Italia, la Lombardia, registra il segno meno. Le perdite di posti di lavoro per macro-aree sono nell’ordine dello 0,5 per il Nord-Est, lo 0,7 per il Nord-Ovest, dello 0,8 per il Centro e dell’1% per il Sud.
SETTORI IN SOFFERENZA
Che sia in crisi il settore industriale lo si capisce anche da eventi come la chiusura dell’ILVA a Taranto (con ripercussioni peraltro anche per le imprese che gravitano nell’indotto dell’ILVA stessa, che si trovano anche al Nord), ed il continuo ricorso alla cassa integrazione da parte di FIAT su Pomigliano sono segni eloquenti, ma sono anche settori come il commercio ed il turismo a sentire gli effetti della crisi, determinando perdite di posti di lavoro soprattutto per quello che riguarda gli impieghi stagionali. Più in generale, è il clima di incertezza politica, economica e finanziaria, che induce le imprese ad operare con cautela, e a non assumere. Anche la politica “crunch credit” che le banche hanno intrapreso da quasi due anni rende molto difficile per le imprese ottenere accesso al credito per poter effettuare investimenti.
MIRACOLO O ECCELLENZA?
In questo quadro a tinte più che fosche fa dunque ancora più sensazione la controtendenza salernitana, un’area decisamente vasta ed eterogenea, che presenta territori con caratteristiche differenti, tessuti sociali differenti, ed anche culture imprenditoriali differenti, dall’Agro Nocerino-Sarnese, alla Costa D’Amalfi, alla Piana Del Sele, all’area del Cilento e del Vallo di Diano. Una vasta area nella quale sono ad ogni modo presenti punte di vera e propria eccellenza. Dagli insediamenti nell’agro-alimentare a Giungano, alla meccanica di precisione a Cicerale, alle eccellenze turistiche di Pollica-Acciaroli. Proprio turismo e servizi saranno i settori dai quali ci sarà più domanda di lavoro da parte delle imprese, mentre subiranno contrazioni l’industria ed il commercio.
LE RAGIONI DEL SUCCESSO
Bisogna però anche chiedersi il perché sia stato possibile per le imprese di Salerno e Provincia non solo non perdere posti di lavoro ma anche crearne nuovi, in un contesto caratterizzato da carenze strutturali come quello meridionale e campano in particolare. Innanzitutto in molti casi ad avere successo sono state le felici intuizioni degli imprenditori, che hanno individuato settori di impresa finora inesplorati ed aver costruito nicchie di mercato sulle quali si è poi potuto godere del vantaggio del “first mover” (ossia chi prima entra ha una posizione di privilegio). Nondimeno le Istituzioni hanno creato le condizioni favorevoli perché queste imprese lavorassero nelle condizioni migliori, creando dal nulla, nel caso delle “Luci D’Artista” a Salerno dei veri e propri eventi che hanno generato un indotto per l’economia del territorio. Non va dimenticato infine il ruolo svolto delle Associazioni di Categoria, soprattutto per quello che riguarda le imprese che competono sui mercati internazionali, fornendo supporto ed organizzando veri e propri incontri, gli incoming, con operatori commerciali internazionali.
ESPORTAZIONE ED INNOVAZIONE
Se l’economia nazionale, ed ancora più quella meridionale, stanno attraversando momenti difficile, l’esportazione è l’unica voce positiva per le imprese campane, negli ultimi 2 anni il volume delle esportazioni ha registrato una crescita di ben 8 punti percentuali, del 6% nel solo 2012, un dato su cui occorre riflettere. Ad essere maggiormente richiesti, specialmente dai nuovi mercati come Russia e Cina, sono proprio i settori tradizionali dell’eccellenza italiana, come l’abbigliamento, l’agroalimentare, il design. Specialmente il mercato russo sembra uno degli sbocchi più floridi, non avendo (ancora?) risentito degli effetti della crisi finanziaria che tormenta l’economia mondiale ormai da più di 4 anni. Un presupposto per l’esportazione è dunque la qualità dei prodotti, l’agroalimentare viene poi percepito come un vero e proprio biglietto da visita del territorio, fungendo quindi anche da attrattore di investimenti sul territorio stesso. Su questo insiste anche il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, a margine della presentazione del Rapporto, i settori da sostenere sono da un lato quelli che esportano e dall’altro quelli che innovano.
PIETRO PIZZOLLA