Olio di oliva, attenzione alle frodi.

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oliodi Anna Zollo

È tempo di olive, passeggiando per i borghi e i paesi  italiani è possibile ammirare i gruppi di persone che con tanta solerzia e faticano raccolgono queste meravigliose perle nere o verdi per poi ottenerne  quello che viene definito uno dei principali medicinali naturali: olio extravergine di oliva

L’Italia ha nell’olio uno dei prodotti di maggiore rappresentatività. Il centro sud per  la maggiore ha da sempre basato al sua economia su quella che viene definita la triade mediterranea: olio, vite, grano.

Dall’altro alto poi ci sono le grandi  imprese  straniere, che acquistando i marchi italiani danneggiano questi piccoli imprenditori che fanno della qualità la loro forza.

L’olio è da sempre uno dei principali prodotti soggetti a frode, sia essa sanitaria che in commercio. La notizia degli ultimi giorni delle 7 imprese che hanno venduto olio di oliva per extravergine è solo l’ultima in ordine del giorno.   L’economia italiana da sempre ha basato la sua sopravvivenza sulla produzione  in   base alla relazione sulla contraffazione della Camera dei Deputati si evince come la produzione olearia italiana  si aggiri  oltre i 150 milioni di piante distribuite su una superficie di 1.165.458 ettari, due terzi delle quali extravergine, e con oltre 40 denominazioni di origine protetta riconosciute dall’Unione europea. Sono oltre  700.000 le aziende agricole che hanno fra le loro colture l’ulivo, sono presenti sul territorio circa 4.800 frantoi attivi e 220 imprese industriali, che   nel 2014 hanno prodotto  483.000 tonnellate di prodotto  pari a 3,3 miliardi di euro di fatturato, che rappresentano il 2,6% del totale del fatturato industriale agroalimentare nazionale. Questi primi dati sono confermati anche dall’UNAPROL la quale afferma  che in Italia sono presenti 900 mila aziende agricole a vocazione olivicola, 1 milione di ettari coltivati ad olivicoltura per un valore della produzione in campo di circa 1,4 miliardi di euro (dati che superano quelli della Camera).

L’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva ed il terzo produttore europeo di olive da tavola (88 mila tonnellate, pari al 3 per cento della produzione nazionale di olive).

In generale, in Italia sono presenti 673 confezionatori, 2.624 confezionatori con frantoio, 3.760 frantoi. Il patrimonio colturale è formato da 350 tipi di cultivar diverse, ciò che rende l’Italia la banca mondiale della genetica olivicola. L’Italia è il leader europeo   per quanto riguarda gli oli d’oliva extravergine designati da Denominazioni di Origine ed Indicazioni Geografiche Protette (42 DOP ed 1 IGP per una percentuale di circa il 2 per cento della produzione totale), cui corrispondono circa 11.000 tonnellate annue di prodotto. Del solo olio extravergine « 100 per cento italiano »   sono stati venduti 27 milioni di litri, pari ad un fatturato di 13 milioni di euro. Di questi, il 49% è stato collocato in promozione.

Dell’olio extravergine prodotto con metodo biologico,invece,  ne sono stati venduti 2 milioni di litri, per un valore di 17 milioni di euro. In promozione ne è stato venduto circa il 48 per cento. Dell’olio extravergine recante le designazioni delle Denominazione di Origine Protette, si sono registrate vendite per 2,8 milioni di litri, per un valore di 30 milioni di euro. Il 51 per cento di esso è stato venduto in promozione. Sempre secondo le notizie riportate nella relazione sulla contraffazione della Camera emerge come l’olio extravergine di produzione nazionale aveva un costo all’origine di circa 5,67 euro per chilogrammo, con punte di 11 euro al chilo per i generi a « denominazione di origine protetta », contro valori medi di 3,09 euro al chilo per la Spagna, 3,22 euro per la Grecia e 2,98 euro per la Tunisia.Questo dato sintetizza in modo perfetto lo scenario presente nel  mercato dell’olio.

Chi sono le vittime quindi di questo mercato “alternativo  e alterato”?

Le vittime sono 3: i consumatori in primis ( anche se dovrebbero comprendere che una bottiglia di olio a 3 euro non può essere extravergine made in italy né tantomeno biologico e a filiera corta), le imprese che operano nella legalità producendo con tanti sacrifici olio di qualità e l’Italia, dove il mercato parallelo dell’illegalità toglie posti di lavoro e denaro circolante.

Nel rispetto della mediterraneità e del lavoro di quei piccoli agricoltori ed artigiani che abbiamo stilato alcune piccole regole da seguire quando si acquista l’olio.

È necessario considerare che i consumatori, soprattutto a seguito delle notizie che si rincorrono soprattutto sul web si orienteranno nei loro acquisti verso piccoli produttori e/o presso i frantoi che in questo periodo sono nel pieno della lavorazione.

Questo però non significa che piccolo sia anche sinonimo di qualità, molte volta anche nelle piccole realtà si trovano le frodi, olive acquistate all’estero o fuori regioni ma commercializzate come prodotto locale, vendita di olio degli anni passati invece di quello nuovo frutto della campagna 2015.

Ecco quindi alcuni consigli che bisogna tener presente,  se si vuole acquistare non nella GDO o nei canali tradizionali.